Il giudice Villata ha disposto una rogatoria in cinque Paesi affinché mettano a disposizione conti bancari, proprietà e contratti di Maradona: Cuba, Venezuela, Stati Uniti, Messico e Bielorussia. Per ora Morla ha consegnato tre auto, le chiavi del container che contiene preziosi oggetti che risalgono al periodo di Dubai, sistemato nel comune argentino di Beccar, e quelle dell’appartamento di Brandsen, località in provincia di Buenos Aires. Ha riferito di cinque conti correnti: uno a Dubai, uno in Messico, uno in Svizzera e due in Argentina, gli unici accessibili e sui quali sono stati trovati 900mila pesos argentini equivalenti a 8.700 euro. Tra le proprietà in Argentina ci sono cinque appartamenti, di cui uno a Nordelta, provincia di Buenos Aires, dove vivono le sorelle di Maradona. A Dubai due auto: una Rolls Royce Ghost da 300mila euro e una Bmw 18 da 145mila. A Brest, in Bielorussia, il fuoristrada anfibio Hunta Overcomer soprannominato El tanque, il carrarmato, e la moto ribattezzata Yo soy Diego. Maradona era stato designato presidente onorario della Dinamo Brest e possedeva anche una quota azionaria del club (0,5 per cento). È da chiarire la questione della casa di L’Avana, un appartamento nel quartiere Miramar che il leader cubano Fidel Castro aveva offerto all’amico Diego per i soggiorni: non sarebbe di sua proprietà. Ma uno dei punti più interessanti riguarda la relazione con il Venezuela. Maradona è stato legatissimo a Chavez e poi a Maduro, schierandosi al loro fianco in tutte le battaglie. E questo sostegno politico è stato ripagato con importanti contratti sui quali il giudice Villata e Baglietto vogliono fare luce anche perché l’avvocato D’Alessandro ha dichiarato: «Ci sono 50 milioni in Venezuela a disposizione». Una cifra enorme, che sarebbe il frutto appunto di accordi, sottoscritti da Diego non soltanto come testimonial del calcio in Venezuela o opinionista di Telesur (8 milioni in due anni, non ancora pagati). Secondo il sito argentino Infobae.com, Maradona avrebbe anche favorito le intese del governo venezuelano con aziende straniere per il commercio di farina, grano e petrolio. Secondo D’Alessandro, l’ex campione aveva creato una società in Europa per questa attività e ci sarebbe stato anche il rapporto con industrie italiane, favorito – secondo il sito Armando Info – dalla conoscenza di Diego con l’imprenditore italiano Valerio Antonini, che strinse un accordo da un miliardo di euro con il Venezuela.
A Morla è stato chiesto di fare chiarezza anche sui processi che riguardano Maradona in Argentina e all’estero, dunque anche sul contenzioso con il fisco italiano che ha ritenuto l’ex calciatore evasore fiscale per 3,5 milioni, arrivati a oltre 40 con gli interessi. Secondo l’avvocato Pisani, che è stato al fianco di Diego in questa disputa legale, non c’è il rischio che vi possa essere un sequestro sull’eredità: «La Commissione tributaria provinciale di Napoli ci ha dato ragione nel 2016 e peraltro i pagamenti furono effettuati dal datore di lavoro (Calcio Napoli) in occasione di un condono».
Fonte: il Mattino