L’uomo che viene da Frankenstein non è una creatura da laboratorio, no, bensì è un artista del calcio che a volte perde l’ispirazione e diventa soltanto – si fa per dire – un ottimo giocatore. Già. Piotr Zielinski, il protagonista di questa storia cominciata 26 anni fa nella cittadina della Bassa Slesia chiamata Z?bkowice ?l?skie, l’antica Frankenstein per l’appunto, è un talento puro che quando la giornata va come deve galleggia tra la poesia e la magia: domenica a Cagliari, tanto per fare un esempio, la palla è sparita e poi è riapparsa all’improvviso alle spalle di Cragno in occasione del 2-1. Un fenomeno, Piotr. «Uno dei migliori centrocampisti del mondo», come dice Zibì Boniek, orgoglioso presidente della federcalcio polacca, ma anche un professionista vero e un ragazzo di enorme intelligenza. «Non sono ancora stato in grado di sfruttare al massimo il talento che Dio mi ha donato», dichiarò una volta. Sacrosanto: forse è l’unico a doversi convincere definitivamente di essere un predestinato, un top autentico, ma da qualche settimana sembra che il suo modo di stare in campo stia cambiando. Proprio come sta cambiando la sua vita: tra un po’ Zielo diventerà padre, il gol più bello che mai segnato con Laura. Ma splendida è stata anche l’operazione del Napoli, bravo a blindarlo con un rinnovo chic fino al 2024 che, stando a quanto raccontato ieri dai media polacchi, ha sventato un pericolo catalano: nel 2019, dicono, Piotr è stato vicino al Barcellona. Olé: scusa Messi, ma lui è rimasto al Maradona.
IL PREFERITO
E allora, Zielinski-mania: due gol al Cagliari, uno più bello dell’altro, e via con la celebrazione di un centrocampista che, senza timore di smentita, potrebbe fare la differenza ogni volta. «Per me non è mica una sorpresa. Per voi lo è?», ridacchia Boniek. No, no di certo: difficile trovare un giocatore capace di certi strappi e certe sterzate. Uno con la sua incredibile pulizia di calcio; con la visione, la rapidità, il dribbling e l’abilità di giocare a un tocco anche nelle situazioni più complesse. Un talento cristallino che usa il destro e il sinistro con tale indifferenza da confondere finanche i vecchi lupi di calcio: Andrea Carnevale, colui che l’ha scoperto e l’ha portato all’Udinese, la prima volta che lo vide all’opera non riuscì a capirne il piede preferito. Chiara l’antifona? In realtà sarebbe un destro naturale, però domenica ha segnato due volte con il sinistro: un missile e un giochetto da illusionista. Dinamite e velluto.
LA CHIAVE
Nonostante sia una mezzala, e ami questa posizione, dopo aver dribblato il Covid e ritrovato la condizione ha anche scoperto un ruolo nuovo: alle spalle della punta, nel tris di trequarti del 4-2-3-1, a dettare in corsa il cambio modulo. La vera chiave tattica è lui: «Se giochiamo con la mezzapunta è perché Piotr in quella zona può fare molto bene», la benedizione di Gattuso. Era il Napoli di Osimhen e ora, complici gli eventi, è il Napoli di Zielo. Il polacco nato nella cittadina che un tempo si chiamava Frankenstein, quando apparteneva alla Germania, e che ora sfrutta quel mito letterario per scopi turistici. Tra l’altro, leggendo le pagine del romanzo della Shelley non può sfuggire un particolare che chiude il cerchio del destino: il dottor Frankenstein, il protagonista del libro e il creatore del mostro, è cresciuto in Svizzera ma è nato a Napoli. Sì, Napoli: la città in cui il dottor Zielinski è diventato grande.
Fabio Mandarini (CdS)