I DETTAGLI
Il Napoli spiega che, pur avendo disdetto voli e tamponi, nel caso in cui avesse avuto l’ok per la trasferta «in bolla» non avrebbe avuto problemi a fare i test a Napoli e arrivare in tempo utile allo stadio, ovvero entro le 21,30. E poi c’è l’affondo contro le motivazioni del giudice sportivo e della Corte d’appello perché, scrivono i due avvocati nel ricorso, non c’è una «benché minima prova» di una condotta in malafede del Napoli. In pratica la condanna in primo e secondo grado violano i principi cardine del giusto processo: la presunzione di buona fede e il principio del in dubio, pro reo. Qui, sarebbe avvenuto il contrario. Perché non c’è movente o interesse della società a non giocare la gara.
«Il Napoli era primo ed era reduce da un 6-0 in casa». Gli indizi che hanno portato alla condanna, è la tesi del sodalizio, azzurro sono infondati e del tutto erronei perché puntano l’indice su tre condotte della società (corrispondenza con le autorità sanitarie, disdetta dei voli e poi dei tamponi) che invece sono state giuridicamente dovute (le segnalazioni alle Asl e all’ufficio di Gabinetto della Regione) e assolutamente giustificabili alla luce dei provvedimenti di isolamento fiduciario che di fatto, inibiscono alla partenza. Il ricorso del Napoli è contro Figc, Juventus e Lega Serie A. E nessuno si è costituito in giudizio, come è ormai noto. Fonte: Il Mattino