Donatella Acierno, presidente della Nino Gravina, ci racconta un po’ della Nino Gravina
Qual’è il progetto della Nino Gravina, ricordando la storia dal 1986?
“Nel corso degli anni nella società c’è stato un passaggio di testimone da mio padre, Walter fondatore storico, insieme a mio nonno Carlo e all’amico Giovanni Pasquariello, a me, Donatella che con grande serietà e convinzione, passione, pazienza e impiego di tempo ho sempre cercato di seguire gli esempi dei loro passi.
Mio padre e mio nonno, hanno dato molto e spazio ai giovani casertani, sotto l’aspetto sociale ed umano aggiungendo queste caratteristiche al calcio. Per me è motivo di vanto continuare questo progetto sulla loro scia, credendo nei giovani e sottolineando che il calcio deve rappresentare prima un sano divertimento.”
Perchè un genitore dovrebbe scegliere la Nino Gravina?
“La risposta negli anni non è cambiata, perchè a prescindere dall’aspetto competitivo, anche se gli diamo il giusto peso, il nostro principale scopo è l’aspetto ludico ed educativo.
Infatti grazie al calcio, ed in simbiosi con le scuole, cerchiamo di far crescere e far maturare ogni bambino sotto l’aspetto educativo, in primis, e sotto gli aspetti che il calcio sottolinea, come il rispetto delle regole, degli avversari, e tutto quello che è collegato ad esso.
Facciamo sentire parte del progetto sia il bambino, sia i genitori, in quanto sono loro i primi educatori.
Ma lasciatemi passare un messaggio molto importante, lo sport salva da tutto ciò che sono i fattori negativi che ci circondano e ci attirano.”
Come state vivendo, in società, staff e ragazzi, questo periodo di pandemia?
“Questo periodo ci ha spiazzato molto. Ma anche nei periodi difficili ci piace metterci in gioco.
Infatti abbiamo sempre rispettato le regole, in quanto siamo noi i primi educatori, dimostrando ai nostri bambini che le regole vanno rispettate.
All’apice di ogni cosa ci deve essere la serenità, la salute e l’interesse psicofisico del bambino che ci viene affidato, senza quello perderemo la nostra identità di scuola calcio.”
Ci racconta un aneddoto che ricorda con piacere?
“Ricordo quando a 15 anni affiancavo mio nonno, è da lì che la voglia di continuare questo progetto. Ma man mano che vivevo di più il campo, affiancavo qualche istruttore, vedevo sempre più il calcio come una passione. E la passione che vedevo da piccola intorno a me nelle persone che educavano giocando, ha fatto sì che io assumessi il ruolo di presidente della società.”
Ci può anticipare qualche novità, riguardante il futuro?
“Il principale obiettivo alla riapertura dello sport, sarà quello di tornare alla normalità. Riportare i bambini alla ricerca della socialità, che con l’era digitale è un po diversa.
Per noi sarà un percorso abbastanza agevole, in quanto è parte del nostro obiettivo principale della scuola calcio, quello di creare una comunità attraverso il sociale, valorizzando ogni bambino allo stesso modo.
Dopo aver recuperato questa normalità, siamo ben disposti a far crescere le attività ed i progetti che per ora abbiamo messo in standby.”
A cura di Antonio Pisciotta