Capire le ragioni della metamorfosi è esercizio arduo per Rino Gattuso. Certo le assenze, ma l’orgoglio? E allora ecco che Gattuso decide subito dopo la fine della gara che la soluzione è guardarsi in faccia e parlare. Da stasera la squadra è in ritiro in un hotel del centro di Napoli, e lo resterà fino alla partita di mercoledì con il Torino. Una decisione presa dal tecnico e che la squadra ha subito condiviso. Clima di forte delusione dopo la prestazione opaca e da qui la scelta, dura, di portare la squadra in ritiro. Questa volta il Napoli, in casa della Lazio balbetta e sbaglia approccio. All’improvviso diventa debole di cuore, si fa timido come un fanciullo, concede spazio e coraggio all’avversario, e al posto del proverbiale appetito cannibale subentra un’inappetenza da convalescenti. Male, molto male. Per Gattuso è una nottataccia. Anche sotto il profilo fisico: segue la partita da seduto, il suo è un calvario. Ci prova a stare in piedi, ma non ce la fa. L’occhio non gli dà pace. Come il Napoli. Riccio, il suo vice, prende il suo posto nell’area tecnica. Nello stadio senza tifosi, la sua voce rimbomba dalla panchina. Poi ci prova a tornare in prima linea, da condottiero, perché vede i suoi a un passo dalla disfatta. Ma dopo altri 6 minuti della ripresa riprende il suo posto in panchina. Ne avrà ancora per una settimana almeno. Ma l’occhio è quello che meno gli duole, è questo Napoli che ieri lo ha atterrito: non ha riconosciuto lo spirito che deve esserci anche quando i big non ci sono. Lo ha spiegato alla squadra a fine gara, in maniera lucida. È una sconfitta pesante, la seconda consecutiva, che allontana dal primo posto. Una partita sbagliata, dall’inizio alla fine, con i big impacciati: due gol presi in una sola partita in trasferta, fino ad adesso erano stati solo due gol in tutto presi fuori casa.