Julio Velázquez: “Fabian Ruiz? E’ un calciatore contemporaneo. Il Napoli attua una politica societaria di tutto rispetto”

L’ex tecnico di Udinese, Villarreal e Betis conosce bene il Napoli e la Real Sociedad  

Le voci corrono, di campo in campo, e a Julio Velazquez l’eco arrivò nitida: «Si capiva che era un predestinato». Siviglia, sponda Betis, dove nasce Fabian Ruiz, che poi un giorno finirà per essere radiografato contemporaneamente da Cristiano Giuntoli e da Davide Ancelotti, ancora ignari di doverne condividere quell’operazione: Julio Velazquez osserva (da lontano) e annuisce. Non sa, non può sapere che un destro (il destro, eh sì) di Fabian Ruiz avrebbe contribuito e sgretolare le sue speranze di progetto con l’Udinese del 2018. Napoli-Real Sociedad è sull’uscio dei pensieri e in quei novanta minuti c’è un microcosmo che Velazquez conosce. 

Intanto, Velazquez, come finirà questa Napoli-Real Sociedad? «L’unica certezza che abbiamo, purtroppo, è che una partita del genere, quasi sicuramente, spedirà fuori dalla Europa League il Napoli o la Real Sociedad».

Si gioca sul filo del dettaglio. «E ne basterà anche uno solo per definire la qualificazione. Ma siamo dinnanzi a due club che hanno filosofie rispettabili: la Real si fornisce attraverso il vivaio, il Napoli si è costruito una solidità attraverso una politica societaria di rispetto».

C’è aria di casa sua in questa sfida… «Immagino si riferisca a Fabian Ruiz, al nostro passato al Betis, dove l’ho solo sfiorato, perché lui era giovanissimo. Ma si intuiva, pur essendo lui un ragazzino, che eravamo di fronte ad un talento al quale andava solo concesso il tempo per mostrare chi fosse e quanto valesse. Bastava un’occhiata per rendersene conto».

Chi è per lei Fabian? «Calciatore straordinario, direi un contemporaneo. Sta nel solco dei grandi di Spagna – gli Iniesta, gli Xavi, gli Xabi Alonso, i Busquets – ma a nessuno di loro da accostare, per toglierli le pressioni da dosso. È una mezzala che fa giocare benissimo chiunque gli stia al fianco».

Come ha fatto la Spagna a farselo sfuggire? «Il Napoli ha fatto un colpo eccezionale, ha acquistato un giocatore destinato ad inserirsi tra i grandi d’Europa. Da noi c’è una tradizione di centrocampisti di spessore e devo dire che anche adesso in Nazionale, tra Fabian, Ceballos e Dani Olmo siamo messi benissimo». 

La sua Italia è durata poco. «A Udine partimmo bene poi, in serie, incontrammo Lazio, Juventus e Napoli. Perdemmo e finì lì. Ma quell’esperienza resta, come il rapporto con la famiglia Pozzo, con Pradè. Conosco il calcio, so che i risultati finiscono per avere il sopravvento sulle intenzioni di aprire un ciclo». 

Però la nostalgia ogni tanto la prende. «Sono stato bene, tra gente meravigliosa e calciatori ammirevoli. Il Rodrigo De Paul che con me arriva in Nazionale già faceva impazzire: può cambiare il volto di qualsiasi squadra. E Musso è un portiere che prima o poi si ritroverà in un club di consolidate ambizioni».

Lei non ha smesso di seguire la serie A: cosa ci attende? «L’Inter e il Milan sono un pizzico più avanti, la Juve, che sa come si vince è con il Napoli. È uno scudetto che possono giocarselo queste quattro squadre, ma anche la Roma e la Lazio. Però ci sono troppe variabili: i doppi e tripli impegni, le Nazionali, il Covid, gli infortuni e pronostici non se ne possono fare. Ma il lavoro di Pioli e di Gattuso è sotto gli occhi di tutti». 

Intervista di A. Giordano (CdS)

 

 

 

 

 

 

 

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