«Se dovesse esser tutto provato, allora possiamo dire aver avuto la conferma di quanto si sia imbastardito anche lo sport o quello che dovrebbe essere sport». Carlo Alemi, ex Presidente del Tribunale di Napoli, c’era ai tempi di Calciopoli, ed è stato anche, e lungamente, membro della giustizia sportiva nei ranghi della Figc. L’inchiesta di Perugia getta ombre pesanti sulla Juventus e sul suo dirigente Paratici. «Sarebbe troppo facile fare il solito discorso sulla potenza della società Juventus. Penso sia ancora prematuro fare delle accuse precise. Posso aggiungere che la responsabilità penale è personale, sempre che qualche dirigente della Juventus abbia dato disposizione, tali da configurare concorso nel reato. A quel punto, potrebbe rientrare anche il club coinvolto nell’inchiesta penale. In questo momento, però, penso sia giusto dare maggiore importanza al versante della giustizia sportiva».
Anche perché la Procura della Figc non può ignorare quanto sta accadendo: il Procuratore Chiné è già al lavoro con i suoi uomini. «Naturale che sia così. Voglio ricordare che stiamo parlando di quelli che dovrebbero essere i principi dello sport. Quella che si va configurando è una grossissima violazione dell’articolo 1 del codice di giustizia sportiva, lì dove si parla di lealtà e probità, quelli che sono i cardini stessi di ogni competizione».
Articolo 1,ma anche articolo 32 comma 7 del codice di giustizia sportivo. La Juve rischia pene severe dai giudici federali? «La Juventus rischia tanto, inevitabile che sia così. Eppure, stiamo parlando di un club che ha voluto dare una certa immagine di sé, come nell’ipotesi della gara con il Napoli: ha dimostrato di tenere particolarmente al rispetto della normativa, al punto da voler scendere in campo anche senza avversari, pur di seguire la norma. Poi, però, si attribuisce qualche scudetto in più di quelli che ha vinto in campo, ma anche fuori dal campo. Anche le società più serie hanno una diversa lettura dei regolamenti, quando questi portano loro dei nocumenti».
Si può parlare anche di retrocessione in questi casi? «Non credo si possa arrivare a questo tipo di provvedimento nei confronti della Juventus: altri provvedimenti seri, però, ci saranno se dovessero esser provate le accuse contro Paratici perché il dirigente ha agito su disposizione della società, sono strettamente collegate le due posizioni processuali. Serve un esempio per riportare lo sport alla probità sportiva».
C’è un legame tra questa vicenda e Calciopoli? «L’ennesima dimostrazione di un imbastardimento dello sport. Pur di ottenere i risultati voluti, si passa su qualsiasi corpo e qualsiasi norma».
La Juventus si sentiva e si sente superiore alla legge? «Se venissero accertate le ipotesi, sicuramente la conclusione sarebbe questa. All’epoca avemmo un pessimo esempio di lealtà sportiva e di comportamenti sportivi corretti».
Le dispiace vedere come la giustizia sia costretta ad entrare nuovamente nel calcio in modo così forte? «La giustizia sportiva corre il rischio di diventare l’unica efficace in un campo così delicato anche sul piano economico come è il calcio ai suoi livelli più alti. Purtroppo, non è un bel messaggio».
Il Mattino