La Juventus va in fuorigioco sul caso Suarez. Le prime sentenze. Si son rivolti al ministro

 Fabio Paratici («Più famoso di Mattarella, il direttore sportivo più potente del mondo») e gli avvocati Luigi Chiappero e Maria Turco: la Juventus va in fuorigioco sul caso Suarez. Il caso di un esame «farsa» sostenuto dal fuoriclasse ex Barcellona (ora all’Atletico Madrid) lo scorso 17 settembre all’Università per stranieri di Perugia: poco più di venti minuti per ripetere quanto, secondo gli investigatori che parlano di rivelazione di segreti d’ufficio e falso ideologico, dall’ateneo gli era stato già inviato da imparare a memoria. Una prova finalizzata al conseguimento del livello B1 di conoscenza della lingua italiana, necessario a ottenere quella cittadinanza che gli avrebbe potuto spalancare le porte della serie A. La trattativa non andrà in porto, ma le telecamere e le cimici piazzate dalla guardia di finanza negli uffici della Stranieri per un’altra indagine in corso forniranno al procuratore capo Raffaele Cantone elementi per un’inchiesta che fa rumore. 


LE ACCUSE

Perché dopo l’iscrizione iniziale nel registro degli indagati della rettrice Giuliana Grego Bolli, del direttore generale Simone Olivieri, della docente di italiano Stefania Spina, dell’esaminatore Lorenzo Rocca e di Cinzia Camagna, che ha predisposto l’attestato (per i primi quattro il gip Piercarlo Frabotta ha disposto la sospensione per otto mesi), ieri i finanzieri hanno notificato l’iscrizione nel registro degli indagati a un altro membro della commissione d’esame, Paolo Di Giovane, ma soprattutto ai manager bianconeri: Paratici e Chiappero accusati di false dichiarazioni mentre per la Turco, indicata come «legale incaricato dalla Juventus» per l’allestimento dell’esame di italiano, l’ipotesi è concorso in falso ideologico. 
Esplosa la bomba, a metà pomeriggio il club bianconero ha espresso la propria posizione. «Juventus Football Club conferma che in data odierna è stata notificata a Fabio Paratici un’Informazione di garanzia e sul diritto di difesa. La società ribadisce con forza la correttezza dell’operato di Paratici e confida che le indagini in corso contribuiranno a chiarire la sua posizione in tempi ragionevoli». 
Nel mirino della procura anche chi per primo si è informato delle possibilità di far svolgere l’esame al bomber uruguaiano «a Perugia e non a Siena», il football director Federico Cherubini. A carico del folignate, il club non conferma l’arrivo dell’informazione di garanzia, anche se la sua posizione sarebbe comunque al vaglio della procura dal momento che potrebbero essere stati rilevati elementi vicini a quelli contestati a Paratici. 
Dal ministro Paola De Micheli al capo di gabinetto del ministero dell’Interno Bruno Frattasi, passando per il rettore dell’università degli studi di Perugia, Maurizio Oliviero: quello della Juventus appare agli investigatori un vero e proprio tiki taka «ai massimi livelli istituzionali per velocizzare la pratica ministeriale di riconoscimento della cittadinanza italiana», scrive il gip nell’ordinanza.

 
IL MINISTRO

Questa la replica del ministro: «Come dichiarato anche ai magistrati in qualità di persona informata sui fatti, lo scorso settembre il dirigente della Juventus, Fabio Paratici, mio amico di infanzia e originario della mia stessa città, mi ha contattata per avere informazioni su come completare la pratica per il riconoscimento della cittadinanza italiana di Suarez. Non avendo conoscenza della procedura specifica, ho chiamato il capo di gabinetto del ministero dell’Interno, Bruno Frattasi, per anticipargli che sarebbe stato contattato da un dirigente della Juve. Ogni racconto differente da questi fatti è pura strumentalizzazione, dal momento che non ho nulla a che fare con la procedura d’esame d’italiano di Suarez». Proprio come ribadito dallo stesso Frattasi, che all’unica richiesta giunta dal ministro su quali fossero gli uffici per avere informazioni, ha risposto di rivolgersi al Dipartimento delle libertà civili. 
L’esame a Suarez, che la procura non è ancora riuscita ad ascoltare e che al momento resta persona informata sui fatti, è costato 1700 euro: spiccioli, per chi guadagna milioni. Ma quei «farsa», «pantomima», «scandaloso favoritismo» e «inaudita sfrontatezza» utilizzati dal gip nell’ordinanza per raccontare la vicenda rischiano di diventare un danno incalcolabile per l’ateneo e per la stessa Juventus. 
A cura di
Michele Milletti  e Egle Priolo

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