Alessandro Barbano nel suo editoriale analizza la gara di ieri al San Paolo (ancora per qualche giorno). Tra Napoli e Roma “vince” Diego. Perchè tutto parla di lui, anche e soprattutto il campo:
“Si fa a presto a dire che è stato il caso. L’orgoglio del Napoli, una giornataccia della Roma. Si fa presto a dire che Maradona non c’entra. Però la goleada aperta dalla magìa di Insigne e il campionato che torna contendibile dopo la lunghissima egemonia juventina parlano di lui. Non solo perché quando il pallone tagliato dal fantasista azzurro s‘è insaccato sul primo palo beffando uno spiazzatissimo Mirante, il silenzio assordante dello stadio ha mostrato, per contrasto, la potenza del vuoto che la morte del Pibe ha aperto nel cuore dei tifosi. Ma perché il gesto tecnico che evocava le sue invenzioni ha riacceso nella memoria gli spalti traboccanti di 80mila napoletani che accolsero Maradona il 5 luglio del 1984. Nel deserto scavato dal virus, sono stati i baci di Lorenzo alla maglia numero 10 il simbolo di un saluto commosso della città adottiva al più grande calciatore di tutti i tempi. La cui lezione transita tra le generazioni di fantasisti e fa, ancora, la differenza.
La differenza tra il Napoli e la Roma s’è vista tanto nel tasso tecnico, quanto nella condizione atletica delle due squadre. Finalmente concentrata e corta quella di Gattuso, capace di imporre il gioco con un possesso palla di due terzi, rapida nei cambi di posizione degli attaccanti con cui ha mandato più volte in bambola la difesa giallorossa, salvo poi fallire molte occasioni prima di infilare il poker con cui ha chiuso la gara. Distratta e contratta quella di Fonseca, rigida nel suo 3-4-2-1, che per tutto il primo tempo è diventato un 5-4-1, di fronte alla pressione costante del Napoli. Certo, sull’esito del risultato pesano non poco le assenze di Smalling e Kumbulla, gli acciacchi di Mancini e Veretout, e la condizione inguardabile di Dzeko, appena uscito dal Covid. Ma è a centrocampo che la squadra giallorossa si è scoperta fragile, mostrando l’assenza di una leadership in grado di guidare una reazione credibile dopo il gol subito. È accaduto il contrario: nel secondo tempo la Roma si è riversata in avanti in maniera disordinata e caotica, senza mai impensierire seriamente Meret, e nel contempo ha perso ogni equilibrio, scoprendosi al contropiede avversario con una permeabilità che ha ricordato per larghi tratti quella dello scorso campionato.
Una partita non fa primavera, e neanche autunno, per nessuno. Semmai prova quanto incerta ed equilibrata sia quest’anno la serie A, dove il Milan vola anche senza Ibra. Ma se Gattuso esce dal San Paolo rinfrancato, constatando una crescita di concentrazione finalmente pari al potenziale tecnico dei suoi giocatori, Fonseca ha da domani molte domande da farsi. E da girare ad alcuni suoi punti di riferimento, come Pedro e Mkhitaryan, per capire che ruolo vuole giocare la Roma in questa stagione”.
Fonte: CdS