E’ stato l’allenatore del primo, storico, scudetto azzurro, Ottavio Bianchi. E’ stato l’allenatore di Diego Maradona. Si dice che abbiano avuto un rapporto complesso, ma si sa, gestire l’arte non può essere semplice. Il tecnico non riusciva a manifestare il suo stupore dinanzi alle sue magie per una forma caratteriale, ma…Ne parla a La Gazzetta dello Sport”:
«Come davanti a un quadro di Picasso o alle grandi opere degli espressionisti che ho sempre amato. Lo guardavo inebriato e ogni volta che aveva la palla tra i piedi avevo la sensazione di assistere a qualcosa di perfetto, unico e irripetibile. Ho avuto un enorme privilegio, assistere ogni giorno alla realizzazione dei suoi capolavori: perché le prodezze che tutti ricordano, le sue punizioni impossibili, i gol da centrocampo, le serpentine, le acrobazie, io le ho viste replicate dal vivo milioni di volte. Ogni giorno, in ogni allenamento Diego regalava quelle prodezze con la semplicità e la naturalezza di chi è baciato dalla grazia. Lo osservavo e dentro di me applaudivo e mi chiedevo come fosse possibile. Da tecnico freddo e impassibile evitavo di manifestare il mio stupore davanti a tutti. Ma mi gustavo ogni suo singolo gesto. Arte pura»