Gattuso nel post gara: “Ci manca il coltello tra i denti! Mi assumo le colpe”

Il mister Gattuso “protegge” la squadra:«Vogliamo fare troppo i professorini, la responsabilità è anzitutto mia. Bisogna giocare e stare sul pezzo. Esiste il noi, qui invece pare che ci sia troppo spesso solamente l’io. Non si vince solo con la tecnica, ci vuole il coltello tra i denti e con il Milan non ho visto il coltello tra i denti». Il Napoli smarrisce la retta via e Gattuso torna a bacchettare se stesso e gli azzurri. Lo fa in maniera dura, con toni accesi. Lo ha già fatto negli spogliatoi, tra il primo e secondo tempo. Pensava che col Sassuolo fosse stato uno scivolone e invece con il Milan rivede gli spettri di sempre. 
Gattuso, perché questa sconfitta?
«Gli errori dei singoli ci possono stare. La partita è stata buona. Ci siamo fatti male da soli, come ci succede ogni volta che c’è da alzare l’asticella.. Io devo pensare al mio orticello ma quando arriva una partita importante succede sempre qualcosa, è un classico da quando ci sono io. Ma il problema è mio che non riesco a far capire e far interpretare le partite come voglio io. Il problema del Napoli è la testa, dobbiamo affrontare gli avversari con occhio diverso, non possiamo credere che si vinca soltanto con la tecnica e lo dice uno a cui piace giocare bene. Ma in certi momenti serve altro che non vedo nel mio Napoli».
Certo, pesano alcune decisioni arbitrali?
«Non mi importa, io guardo al mio orticello. Certo, il colpo di Ibrahimovic su Koulibaly mi sembra più un pugno alla Mike Tyson ma c’è il Var, c’è l’arbitro e se hanno visto in un modo per me va bene. A me non piace pensare di aver perso per sfortuna, io devo solo pensare a vedere i miei con il coltello tra i denti». 
Ma il Milan è sembrato più forte?
«Si sa come gioca il Milan, credono fortemente in Ibra, tutto quello che fanno lo fanno per lui. Non sembra un quarantenne, è più forte adesso che 10 anni fa. Ma hanno una cosa importante, ci mettono veleno. Magari è una squadra non è la più forte ma se giocano così possono far male a tutti».
Perché dopo un anno parla ancora di questi problemi?
«Ripeto è colpa mia, non sono riuscito a far fare lo step della mentalità. Il gol si può prendere, ma poi bisogna reagire, mettendosi a disposizione del compagno, dando una mano, aiutando. Non sempre a fare i professori perché c’è stato il passaggio sbagliato. Noi abbiamo vinto quando abbiamo giocato col coltello tra i denti. Quando non lo facciamo escono le magagne. Ma i miei non sono ragionamenti da bischero. Qui si pensa all’io, a sé stessi e non al noi. Non c’è rilassamento, è questione di mentalità». 
È un’analisi assai severa, la sua.
«La verità è questa. Se vediamo i dati della sconfitta con il Milan, abbiamo fatto una prova di qualità. Ma nel calcio questo non basta, non serve a nulla. Ci vuole di più e non è un caso che queste partite le stecchiamo, lo facciamo sempre. Dobbiamo pensare con una sola testa ed è quello che non facciamo. Perché ci sono troppe teste che pensano. E non va bene».
Ha pesato restare in dieci per gran parte del secondo tempo?
«Ho forse tardato la sua sostituzione. La sua ingenuità è stata colpa mia. Dovevo cambiarlo, mi stavo preparando ed è arrivato il suo intervento».
È una sconfitta che fa male per la vostra classifica?
«Direi di no. Stiamo dove dovevamo stare. Avrei preferito essere preso a pallonate dal Milan piuttosto che pensare a una gara che avremmo potuto vincere se l’avessimo interpretata in maniera differente. Ma non mi va di pensare alle assenze e agli episodi. Ovvio con Osimhen giochiamo in maniera diversa, possiamo puntare di più sulle verticalizzazione e sulla ricerca della profondità, cosa che con il Milan non siamo riusciti a fare. Ora pensiamo a rialzarci, ma sarà importante capire il passo in avanti che bisogna fare per questa stagione. 
Per rialzarsi, qual è la cura?
«La squadra lo sa. Serve il veleno, la voglia di soffrire. Non si vincono le partite soltanto con la qualità. Servono anche altri aspetti. Quelli che ieri con il Milan non ci sono stati. Il campionato è ancora lungo e spero che questo step venga fatto rapidamente Pino Taormina (Il Mattino)

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