Domenica sera allo stadio San Paolo, fischio d’inizio alle ore 20,45, si giocherà Napoli-Milan, big-match valevole per il vertice. Ai microfoni del Corriere dello Sport è stato intervistato Fabio Capello.
C’è, insomma, uno scudetto a disposizione di tanti. «Il Covid-19 è una insidia, ahimè, imprevedibile e può togliere in ogni momento ad un allenatore giocatori di capitale importanza o anche semplicemente utili. Non sai mai quello che ti può succedere e non sei preparato a fronteggiare l’emergenza. Questa realtà favorisce l’incertezza e per me c’è un bel po’ di candidate al ruolo di campione d’Italia, Napoli e Milan incluse».
Il Milan non avrà Pioli in panchina e ciò qualcosa gli toglie. «Sicuramente e me ne dispiace. Un allenatore vive da dentro l’evoluzione della partita, se sta in panchina coglie i disagi della propria squadra e anche le difficoltà altrui. Può intervenire, cambiare in corsa con una sostituzione e ora che ce ne sono cinque a disposizione le possibilità di aggiustarsi o semplicemente di modificare crescono e incidono assai di più. E dalla televisione non sarà la stessa cosa».
Il Napoli di Gattuso l’ha colpita positivamente. «Lo ha risollevato, gli ha trasmesso uno spirito che pretende si noti in ogni sua prestazione. Però ha anche altro: un gioco e tanta ma tanta ma tanta qualità e fantasia in attacco. E poi una coppia di difensori centrali di enorme spessore: perché Manolas e Koulibaly, messi assieme, fanno un pieno di autorevolezza».
E il Milan non sta lassù per caso. «Ovviamente no. Ha un centrocampo di contenuti, ci sono la corsa e i piedi buoni, quindi la possibilità di palleggiare e di avere dinamismo. Possono arrivare al gol con vari uomini e quindi hanno una imprevedibilità che amplifica la loro pericolosità».
E poi c’è un tale, si chiama Ibra, sul quale non può aggiungere altro a quel che ha avuto modo nel tempo di dire sul suo conto. «E infatti mi limito semplicemente a ripetere che siamo al cospetto di un fuoriclasse assoluto. Un gigante del calcio. Lo volli con me alla Juventus, può immaginare dunque la mia stima nell’uomo e nel calciatore. Perché se a trentanove anni sei ancora in grado di fare la differenza in questo modo, allora alle doti professionali devi indiscutibilmente aggiungere quelle umani. Ibra è incontentabile. E questa sua natura serve anche ai suo compagni, perché stabilisce un principio d’emulazione».
Il Milan è tanto Ibra e il Napoli, adesso, con l’eco delle partite in Nazionale che si avverte, sa molto di Insigne. «Sta crescendo e in maniera visibile. Ha acquisito una maturità che poi dà l’impressione di trasformarsi in personalità. E’ presente in ogni zona del campo e in qualsiasi fase della gara. Mi pare di capire che un gran merito vada riconosciuto a Gattuso, che gli ha rimosso quella apparente pigrizia che sembrava lo spingesse ad appagarsi senza chiedere a se stesso più di quanto gli bastasse. Mentre così, invece, finisce per diventare decisivo».
A Giordano (CdS)