Il Napoli ha già annunciato che vi ricorrerà. Ma con che speranze di riuscita considerando la gravità della sentenza di appello? Considerando, oltretutto, che proprio in apertura delle motivazioni, il giudice Piero Sandulli menziona una decisione dello stesso Collegio del Coni («Preliminarmente, si intende ribadire un principio, più volte affermato dal Collegio di Garanzia del Coni, ovvero che: il fine ultimo dell’ordinamento sportivo è quello di valorizzare il merito sportivo, la lealtà, la probità e il sano agonismo»), una citazione non casuale.
Perché al di là del contenuto evidenzia come sull’argomento ci sia sintonia fra chi scrive la sentenza d’appello e l’organo che dovrebbe eventualmente prenderla in esame. Oltretutto il Napoli dovrà superare l’ostacolo giuridico dell’ammissibilità del suo ricorso al Collegio del Coni, perché lo Statuto della Figc (articolo 30, comma 3) non ammette ricorsi al Coni contro sentenze che hanno sancito «la perdita della gara».
Ma il nocciolo, alla luce della sentenza d’appello, è che anche se ammissibile, il ricorso al Coni rischierebbe una fine analoga. Anche perché l’organo in questione è competente a valutare solo per la violazione di norme di diritto e/o per la omessa o insufficiente motivazione su un punto decisivo della controversia. Insomma, è una specie di Cassazione e difficilmente entrerà nel merito della vicenda. Sviscerata in modo minuzioso dal Tribunale d’Appello Federale, partito dal ricorso del Napoli per ampliare il discorso più in generale sul rispetto del protocollo. Fonte: TuttoSport