Koulibaly irriconoscibile: Il tunnel di Kulenovic ne è la dimostrazione

È triste vedere Sandro Kulenovic fare tunnel a Kalidou Koulibaly, come è triste vedere Sterling Yatéké che lo sombrerizza. Grande rispetto per i due calciatori del Rijeka, ma Koulibaly è stato anche un muro e vederlo trasformato in un birillo è una roba da non credere, meno ancora da vedere. Certo il contesto non lo aiutava, un Napoli che nel primo tempo, complice la coppia Demme-Lobotka una diarchia molle che concede moltissimo creando nel centrocampo della squadra di Gattuso una voragine e in mezzo a quella voragine c’è finito Koulibaly. Che, normalmente, sopporta e rimedia, ma stavolta no. Per cinquanta e fischia minuti, il Napoli è senza discussione, pareggia pure, e proprio con Demme, ma continua a farsi attraversare, presentandosi come una squadra Emmental.

In questi buchi, è mancato il solito Koulibaly, apparso appannato e stanco, spesso anche fermo, poco presente anche nelle ripartenze, insomma un altro, non essenzialmente lui. Se non avesse anche subito gli sberleffi tecnici dei calciatori del Rijeka lo avremmo ricordato per la riuscitissima mimetizzazione col campo. Poi, però, con il Napoli che si ricordava che le partite si vincono segnando più gol e producendo un gioco che porta a quei gol ha raggiunto la presenza, non la sufficienza, ha preso persino a fermare le pochissime discese avversarie e si è concesso il lusso di unirsi alle azioni della squadra. Un rendimento a carambola, di sponda con gli altri, quasi che giocasse con la testa altrove, un altrove molto lontano dal campo.

Ha vagato un po’ qua, un po’ là, distribuendo la sua assenza. Si è fatto saltare come non si era mai visto, e non è apparso mai quel calciatore capace di recupera anche chi possiede il fortunato biglietto della lotteria per dribblarlo. Il Koulibaly che ci mette sempre la gamba, questa volta sembrava tirarla via, in una sottrazione da pugile stanco, che schiva i colpi in attesa del gong, eppure il Rijeka detto sempre con rispetto non era questa grande furia in attacco, tanto che si è spento e ridotto a catenaccio. Fonte: Il Mattino

 

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