Undici gol in sei partite, è una media da top player, e dentro ci sono anche due triplette, una al Dall’Ara e una al San Paolo, ovviamente due abbuffate, il 6-0 del 19 aprile 2016 e poi l’1-7 del 4 febbraio 2017, quindi una serie di indizi che bastano e avanzano per sentire ardere dentro di sé il sacro fuoco della «vendetta». Mertens si è smarrito, succede, ha smesso di segnare contro il Genoa, era il ventisette settembre, quarantuno giorni domani che sembrano un’eternità per chi non ha fatto praticamente altro nell’ultimo quadriennio: una astinenza del genere ormai non gli apparteneva più, non da quando ha cambiato vita con Sarri, mettendosi a fare il centravanti, una genialata che gli è piaciuta un sacco, che l’ha trasformato in un piccolo Re Mida. Rimane, ovvio, l’uomo solo al comando della classifica dei cannonieri del Napoli di tutti i tempi ed ora che si ritrova per un po’ parcheggiato ai margini dell’euforia, non gli è neanche venuto il broncio: ad uno del genere che sa come affrontare la vita non può capitare di spegnersi per così poco, però vuole anche lui capire.
Fonte: CdS