Gattuso è severo, furioso. Non solo con la squadra, ma anche con se stesso. «Devo ancora entrare nella testa della mia squadra che da troppi anni vive di alti e bassi».
Gattuso, cosa non ha funzionato? «Partite facili non ce ne sono né in campionato né in Europa, ma sapevamo tutto quello che ci aspettava eppure ci siamo fatti trovare impreparati nei primi trenta minuti. Sapevano che ci aspettavano e che poi sarebbero ripartiti in verticale e glielo abbiamo visto fare continuamente. Senza fare nulla. Sembravamo a una gita, forse pensavamo che qui sarebbe stata una passeggiata e ci siamo fatti sorprendere».
Lei stesso aveva parlato di una gara trappola? «Dobbiamo crescere, vedo atteggiamenti che durano dall’anno scorso, è da un po’ di anni che questa squadra ha troppi alti e bassi. Non sono ancora entrato nella testa dei miei calciatori, è colpa mia, devono capire che devono giocare con intensità e cattiveria per novanta minuti. Ma ancora non lo fanno».
Cosa rimprovera di più ai suoi? «Ci può stare giocare male tecnicamente, ma perché poi abbiamo fatto bene le cose che avevamo preparato solamente nel secondo tempo? Perché poi quando mi sono fatto sentire non abbiamo più preso un contropiede? Perché siamo arrivati sempre primi sulle seconde palle nella ripresa? Ecco, non capisco perché queste cose non sono state fatte dal principio. Ed è una cosa che non accetto».
È molto infastidito per la prestazione? «Prima o poi ci lascio le penne, mi ammalo io… Resto con l’amaro in bocca perché il Rijeka ha giocato esattamente come avevamo mostrato alla squadra in questi giorni mentre noi sembrava che si fossimo visti e messi le magliette addosso la mattina prima della gara. Ed è per questo che sono arrabbiato, che non posso essere contento di questa vittoria. Non possiamo pensare che dopo aver preso una mazzata ci possiamo sempre rialzare. Non sempre succede, altre volte non è successo ed è per questo che non possiamo accettare certi atteggiamenti. È la mentalità che va rivista».
Nel secondo tempo la squadra ha avuto una buona reazione. «Il campo non ci ha aiutato, saltavano le zolle. Però poi il Napoli ha mostrato quella personalità che nel primo tempo non c’era. Noi abbiamo grande qualità, ma qualche volta dobbiamo capire che bisogna indossare l’elmetto. Ed è quello che non sempre succede: spesso occorre soffrire, battagliare».
Tre punti che tengono il Napoli in corsa per la qualificazione. «Se perdi una gara così poi piangi e mica poi è semplice andarla a spiegare, bisogna annusare prima il pericolo! La squadra ha qualità, ma a volte bisogna metterla da parte ed è quello che non riesco a far capire».
La Real Sociedad ha vinto con l’Az. C’è grande equilibrio nel girone? «Lo sapeva che era un girone molto difficile e i risultati lo dimostrano. Ed è solo un caso che il Rijeka ha zero punti, può influire ancora nella corsa per il passaggio del turno perché è difficile da affrontare, è giovane e sa fare un tipo di gioco molto insidioso quando ha la tenuta fisica. Può battere chiunque, in Europa League non ci sono gare facili ed ha mentalità di far soffrire tutti, ha fatto soffrire anche la Real Sociedad non soltanto il Napoli e non è facile. Non regaleranno niente a nessuno. A cominciare da noi al San Paolo tra 20 giorni».
Il Mattino