A De Laurentiis non è mai piaciuto cambiare per il gusto di farlo e la storia del Napoli più recente conferma la tendenza che in realtà nasconde una politica aziendale nella quale la continuità deve avere un senso: Reja (che subentrò dopo il semestre di Ventura) è rimasto su quella panchina per cinque campionati e salutò per saturazione; Mazzarri, che si prese l’eredità (pure quella semestrale) di Donadoni, s’è goduto un ciclo triennale; Benitez ha attraversato il San Paolo per un biennio e Sarri, che sembrava un azzardo, ha avuto modo di vivere un triennio; è stato sofferente, si direbbe doloroso, il divorzio da Ancelotti, altrimenti destinato a rappresentare il «Ferguson» di Napoli, ruolo a cui adesso, con modalità più vicine alle abitudini italiane, può essere interpretato da Gattuso, che prenota un posto tra i più longevi. Fonte: CdS