L’ex Sociedad Kovacevic: “Pericolo numero uno? Oyarzabal segna e regala tanti assist, è difficile da marcare”

A cavallo tra il 900 e il 2000, Darko Kovacevic ha giocato, segnato e vinto in Italia. I primi anni con la maglia della Juventus, poi con quella della Lazio. Ma, prima e dopo l’esperienza in serie A, è stato bomber e bandiera della Real Sociedad, squadra della quale è tutt’ora miglior marcatore nelle competizioni Uefa. Probabilmente può anche bastare per capire come mai ancora oggi lo spagnolo sia la sua lingua preferita, dopo il serbo ovviamente.
Cosa rappresenta per lei la Real Sociedad?
«È la mia seconda casa. Una squadra e un club strepitosi circondati da una gente strepitosa».
Il ricordo più bello della sua esperienza basca?
«Senza dubbio la Coppa Uefa. Con la Juventus l’ho anche vinta da capocannoniere del torneo, ma quell’esperienza con la Real Sociedad resta un’altra storia».
A proposito di storia e di coppa Uefa: oggi si chiama Europa League e l’allenatore della Real Sociedad è Imanol Alguacil…
«Lo conosco bene perché abbiamo giocato per 3 anni insieme proprio lì. Era un terzino destro a cui piaceva spingere. Nello spogliatoio era uno tranquillo, perfettamente a suo agio. Non mi stupisce vederlo oggi in panchina, perché sta dimostrando di avere carattere. Nella Real Sociedad serve una mentalità così. Tatticamente pressa molto alto gli avversari e chiede sempre di giocare la palla dal basso. Si vede la sua mano».
Beh, a giudicare dalla classifica della Liga con la sua squadra al primo posto, si vede anche la qualità dei suoi giocatori.
«Ha una squadra compatta e con tanto talento. Al di là di Silva che è arrivato e ha portato la sua grande esperienza, il resto dei giocatori sono mossi da un animo basco che si è abbinato al meglio all’idea dell’allenatore».
Pericolo numero uno?
«Il capitano è il simbolo della squadra. Oyarzabal segna e regala tanti assist. Fisicamente è un toro, è difficile da marcare e gioca lì da una vita».
Lei ha detto della gente, quanto mancherà il tifo nella gara di domani sera?
«Lo stadio è nuovo e molto caldo. Quando giocavo io c’era la pista di atletica e la pressione che mettevano i tifosi era altissima. Quindi per il Napoli è un bel vantaggio giocare senza pubblico. Anche se ricordo bene il San Paolo e quella gente di Napoli che ti sa dare grande spinta. Quando giocavo con la maglia della Juve, in quelle partite lo stadio era sempre pieno ed era molto difficile giocare lì. Meno male che c’era la pista di atletica».
Che partita si aspetta domani?
«La Real Sociedad è in un monumento di forma strepitosa e il Napoli è un equipazo. Per questo penso che sarà una gran bella partita tra due squadre a cui piace giocare a calcio. Si affronteranno a viso aperto e mi aspetto tanti gol. Ovviamente, non me ne vogliate, farò il tifo per gli spagnoli a cui sono molto legato».
E di Gattuso cosa dice?
«Lo conosco bene. Da calciatore aveva una vera mentalità basca: dava tutto per la squadra. E ora da allenatore sta dimostrando le stesse qualità. Le squadra ha il suo stesso carattere. Mi ricorda molto il legame tra il Cholo Simeone e il suo Atletico Madrid».
Lei oggi è un dirigente dell’Olympiakos in Grecia, ma segue anche la serie A?
«Certo. La guardo con un pizzico di nostalgia pensando a quando giocavo io. Nel Milan c’era Weah, nell’Inter Ronaldo e con me alla Juve c’erano Del Piero, Pippo Inzaghi e Zidane, ma resta un bellissimo campionato. Oggi mi piace molto l’Atalanta: è sempre al top da 3 o 4 anni, con Zapata e Gomez che sembrano due ragazzini».
E invece la Juve?
«Dipende tutto da Cristiano Ronaldo. Morata mi piace ma lui è un’altra storia. Per i compagni fa la differenza solo con la presenza. Spero che si riprendano da questa piccola crisi».
Che le sembra Pippo Inzaghi al Benevento?
«È un grandissimo. Vederlo in panchina è stata una sorpresa, ma sta facendo giocare la squadra alla grande».
Alla Juve è stato allenato anche da Ancelotti che è passato da Napoli senza lasciare il segno…
«Mi sono stupito. Perché Ancelotti è un grande allenatore e una grande persona».
Ma oggi Kovacevic in chi si rivede?
«Non ci sono più i numeri 9 di una volta. Mi piacciono solo Haaland e Lewandowski»

A cura di Bruno Majorano (Il Mattino

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