Il vento che spazza il lago, increspandone le onde, arriva fin lì. Scuote piano i vetri dell’ atrio lastricato di bianco. I ragazzi stanno assiepati sullo scalone che conduce al giardino del parco. Sparsi; chi più in alto, isolato, la testa tra le ginocchia, chi poggiato al muro appena sotto il corrimano, chi disteso in una posa che tradisce l’ansia. La trepidazione. Qui a Napoli, il sole rende quel vento soltanto la eco di quello ancora gelido, sebbene sia maggio, che sferza il lago di Como. Ottocento chilometri più a nord. Ottocento chilometri che custodiscono la speranza, che vive dentro gli sguardi di quei ragazzi. Su quelle scale. Le scale del tempo. Il tempo che divide il Napoli dal baratro. Domenica prossima arriverà la Juve, e sarà l’ ultima occasione. Ma ci vogliono quei tre punti. Su quel lago, in quel minuscolo stadio dove gli spettatori stanno uno sull’ altro su gradoni in legno e tubolari. Zero a zero contro il Como. Ed il tempo che manca è una manciata di sabbia in una clessidra.
Le voci di Ameri e Ciotti si rimbalzano la linea. In un ping pong che corre sul filo dell’emozione. La radio sta lì, al centro del semicerchio dei ragazzi, con la sua antenna sollevata, un totem eretto alla trepidazione. E’ stata una stagione epica. Incredibile. Inattesa. Una stagione che la partita della domenica precedente, contro il Perugia, ha portato via. In un attimo. In cinquanta secondi. Il Napoli non riesce a sfondare. Il Como si difende, ogni tanto punge, ed il semicerchio dei ragazzi trattiene il fiato. Gli sguardi si cercano, muti. E le voci di Ameri e Ciotti raccontano un finale di stagione che sa di beffa. Forse la partita contro la Juventus potrebbe essere inutile. Il vento accarezza i vetri, mentre il sole si riflette sul marmo dell’atrio.
“Palo! Palo!”. L’ urlo di Sandro Ciotti quasi rovescia la radio. Fa tremare l’antenna. Dilaga lungo le scale. Palo! Maledizione. Saltano tutti in piedi, i pugni sollevati, le labbra stravolte. Palo! Abbiamo colpito il palo, ma chi, come, quando? Maledetto il dio del calcio!
“Francesco Palo ha portato il Napoli in vantaggio”. L’ urlo erutta all’ unisono. Dalle gole dei ragazzi. Qualcuno rotola, lungo le scale. Un altro batte il capo sul corrimano, senza sentire il dolore. Due si abbracciano, le bocche mute in un grido di estasi. Un altro corre su, verso il cortile.
“Ha segnato il Napoli!” Ed in un momento le terrazze si tingono di azzurro. Sì, ha segnato Palo, Francesco Palo, il ragazzo venuto dalla primavera, alla seconda presenza in azzurro. Ha segnato, incendiando lo stadio sul lago, soffiando via quel vento, intiepidendo le speranze di una città. Dentro l’atrio, su quelle scale, i ragazzi si abbracciano, gli occhi lucidi di gioia. Domenica sarà uno spareggio. C’è ancora vita. La fiaba continua. Infinita.