A breve distanza due compleanni tondi. Qualche giorno fa gli 80 anni di Pelè, tra due giorni i 60 di Maradona. Tra di loro e per loro infiniti paragoni. Chi più forte di chi? Scrive Roberto Beccantini sul CdS:
“Confrontare i Grandi, o chiunque giustifichi un dibattito, permette a noi nani di gonfiare il petto, abbagliati dalle dimensioni della scelta. E allora: Diego. Così come Michel Platini batte allo sprint Zinedine Zidane e Alfredo Di Stefano anticipa Johan Cruijff. […] Nessun dubbio che la Perla nera sia stata rara e più completa: giocò persino in porta. E poi testa, destro e sinistro: non solo sinistro. E poi tre Mondiali a uno. Pelé è stato un cannoniere da mille gol, Maradona un leader che ha trascinato la sua vocazione fuori campo, finendone in alcuni casi travolto (e, in altri, finendo per travolgerla). Il brasiliano è stato più «embedded», più governativo. […] Pelé, a differenza del Pelusa, non migrò in Europa, anche se ne affrontò «molta»: a quei tempi, inoltre, il calcio sudamericano era un laboratorio assai competitivo: sul piano tecnico e a livello tattico. Il confine rimane il contorno. I compagni. Maradona ebbe Jorge Valdano e Jorge Burruchaga, colui che suggellò il titolo del 1986: degni compari. Pelé dialogò con Garrincha e Didì: sodali di pianeti lontani. Inoltre: se il Santos ha saputo vincere anche dopo Pelé, il Napoli è fermo ai due scudetti e alla Coppa Uefa di Diego.
Senza trascurare un dato che li accomuna, almeno questo: Pelé 1,72; Maradona 1,66. Un inno alla crociata contro i muscoli dei Rambo. Una serenata alla costruzione dai «bassi». Il talento ha bisogno di una squadra; il genio, di un pallone. Per fortuna”.