Casarin: “VAR? Saper riconoscere l’errore e non avere presunzione”

Paolo Casarin, ex arbitro, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni id Radio Marte durante la trasmissione Si gonfia la rete di Raffaele Auriemma:

VAR?

“Io sono fuori dall’AIA da 20 anni, seguo tante cose, sono un grande sostenitore dello strumento. Solo che ha bisogno di una situazione facile e difficile al tempo stesso, cioè saper riconoscere l’errore e non avere presunzione. Cosa che però c’è stata da sempre, perché l’arbitro si sente al di sopra di tutto. Questo mondo con tecnologie e televisioni non tollera più i presuntuosi. Altrimenti poi si creeranno situazioni spiacevoli e in gran parte inesistenti”.

Giacomelli in Milan-Roma?

“Ho visto la partita, evidentemente non c’era nessuno dei due rigori. Se non c’è una possibilità – al di là dei protocolli, che fanno venire la febbre – di rimediare attraverso un sostegno, allora ritorniamo indietro di non so di quanti anni, quando si diceva che l’arbitro era un uomo perfetto, in certi libri si parlava dell’arbitro come superuomo. Se siamo ancora a questo è deprimente”.

“Anche il VAR deve insistere per poter far valere la sua opinione. Tutto questo rovina una situazione che si può gestire bene, più tranquillamente, in ossequio alle regole e alla realtà dei fatti. Il rigore è una cosa seria: si dà quando c’è la certezza di un fallo avvenuto seriamente, con sgambetti, spinte etc. Tutto il resto è praticamente involontario, anche i falli di mano. E’ stato turbato anche l’equilibrio di arbitri esperti, come nel caso di Giacomelli. Se è avvenuto uno scontro dove entrambi hanno cercato ma nessuno in maniera prevalente, non è rigore. Se tu non impedisci a uno di fare il suo gioco, non è mai fallo. Al contrario devi pagare qualcosa”.

Arbitri che non vanno al VAR per evitare di perdere punteggi in graduatoria?

“Questa cosa non la conosco, a dir la verità. Ma non fa altro che confermare che esiste una radice culturale tale che uno non va al VAR perché altrimenti viene penalizzato. Ci si domanda chi scrive queste robe e quale sia la filosofia di chi le scrive. Finché non ci sarà una chiarissima posizione a uno sostegno tecnologico, ci sarà sempre la voglia nell’arbitro di comandare da solo“.

 

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