Antonio Insigne: “Chi è il più forte dei fratelli? Ovvio…….. io!”

Quattro come i moschettieri, i fratelli Insigne hanno avuto il calcio nel sangue fin da piccolissimi. E non capita certo tutti i giorni che in due (cioè il 50%) siano finiti a giocare in serie A. Domani, poi, il derby nel derby: ovvero Napoli contro Benevento, Lorenzo contro Roberto Insigne. Loro sono in ordine il secondo e il terzo figlio, poi c’è Marco (il più piccolo), il primo si chiama Antonio, ed è anche quello a cui entrambi i due calciatori oggi devono dire grazie per la loro carriera così brillante.
Ci dica la verità, lei si sente un po’ il modello di Lorenzo e Roberto?«Lo ammetto con un pizzico di emozione, ma credo proprio che sia così».
Perché?«Ho tre anni più di Lorenzo e sei più di Roberto ed entrambi hanno iniziato ad avvicinarsi al calcio guardando me. Lorenzo, poi, veniva sempre a vedere le mie partite».
Poi, però cosa è successo?«Io gioco nei dilettanti, mentre loro due hanno preso un’altra strada».
Che effetto le fa oggi vederli lì, entrambi calciatori di serie A?«Per me è un onore avere due fratelli così, e che stanno facendo queste carriere così belle. Non succede in tutte le famiglie di avere due figli o due fratelli che arrivano a giocare in serie A. Sono fiero di loro e del loro percorso così brillante».
Ma alla fine dei conti, chi è più forte tra di voi?«Ovviamente io. E glielo dico sempre».
Davvero?«Con loro ci scherzo sempre. Loro mi dicono Giochi nei dilettanti, perché non appendi le scarpette?. E io gli rispondo: State zitti che il più forte sono io. O quanto meno sono stato il loro punto di partenza. Con Lorenzo è una battaglia continua. Non smetto mai di dirgli che sono più forte di lui e che quello che sa fare è solo perché lo ha imparato da me».
Chi dei due le assomiglia di più nel modo di giocare?«Sicuramente Lorenzo: perché anche io sono un esterno d’attacco che parte da sinistra e poi si accentra. Come lui. Lorenzo usa il destro, mentre Roberto è l’unico mancino in famiglia».
Ma i fratelli Insigne hanno mai giocato insieme?«Da piccolini, ovviamente sì. Sotto casa ci siamo sfidati per tantissimi anni. Poi abbiamo fatto un torneo in piazza a Succivo dove però capitava che ci trovassimo a giocare contemporaneamente solo in due alla volta. E poi d’estate tante partite al mare e sulla spiaggia, ma quelle magari non contano».
Cosa vuol dire avere un fratello che gioca nella squadra della tua città?«Alla lunga ammetto di averci fatto l’abitudine, ma l’emozione di vederlo con la maglia del Napoli non ha prezzo. E devo dire che anche quando gioca in Nazionale mi fa un bell’effetto».
Questa però è la settimana che porta al derby: a casa come lo state vivendo?«In maniera molto tranquilla. Non possono mancare gli sfottò, ma è anche la cosa divertente della situazione. Nella chat di famiglia ci chiediamo chi vincerà la sfida sulla fascia, visto che giocheranno dalla stessa parte».
Da dove seguirete la partita?«Non saremo allo stadio. Io, poi, ho il mio rito: vedo tutte le partite sul divano, preferibilmente con mia moglie. Devo stare da solo e con la giusta concentrazione».
Ma quella di domani sarà la partita di...«Lorenzo, penso. Ma solo perché il Napoli ha più da perdere e deve continuare a seguire questo ottimo inizio di campionato. Mentre contro queste squadre così blasonate il Benevento non deve puntare a fare punti».
E Lorenzo ha fatto di tutto per esserci…«Ha provato a bruciare le tappe per tornare il prima possibile anche perché ci teneva a giocare questa partita contro Roberto».
Roberto, invece, sta convincendo Inzaghi.«In attacco il Benevento ha tante opzioni e ci sta che un allenatore possa variare tanto. Ma penso che con il bel secondo tempo a Roma, Roberto si sia conquistato una maglia da titolare per il derby».

Foto Spazionapoli

Bruno Majorano (Il Mattino)

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