«L’atleta, quando va in campo, ha un solo pensiero: battere l’avversario». Per il dottor Daniele Popolizio – psicologo e psicoterapeuta romano, presidente del gruppo Cenpis (centro nazionale di eccellenza di psicologia), mental coach di campioni come Pellegrini, Zaytsev, Kostner e Crespo – non ci sono dubbi su quello che sarà l’atteggiamento dei calciatori del Napoli contro l’Az.
Eppure, nella squadra olandese si è sviluppato un focolaio con 13 positivi: dopo il precedente di Napoli-Genoa come si può essere tranquilli?
«Il pensiero di un atleta è battere l’avversario, peraltro pensando che di fronte avrà in questo caso una formazione-B o comunque falcidiata dalle assenze. Il vero rischio è questo».
Quale?
«Che il Napoli possa fare una sottovalutazione tecnica ridimensionando la qualità dell’avversario. Se si prende un rivale sottogamba, la differenza di valori si azzera e a chi hai di fronte si dà un aiuto».
Gattuso ha detto: «Siamo preoccupati ma dobbiamo giocare perché il calcio è un’azienda».
«Non credo che i calciatori del Napoli temano che gli avversari abbiano il virus in incubazione. Seguo diversi giocatori di serie A e sono sereni perché si fidano delle procedure sanitarie adottate».
Non c’è un atteggiamento troppo morbido da parte dei calciatori? Crede che tutti rispettino le regole?
«Chi è risultato positivo al Covid-19 è stato contagiato fuori dalla cupola sportiva, cioè nella vita di tutti i giorni, dove chiunque può commettere disattenzioni».
Un atleta potrebbe reggere il peso di un maxi-ritiro, di una bolla prolungata, in questa fase più acuta di contagi?
«Il discorso non riguarda solo il mondo dello sport: non bisogna andare in paranoia perché questo stato determina un negativo riflesso sugli apparati immunitario, digerente, endocrino. Non si deve cadere in depressione, ma proseguire, con le dovute cautele, nella vita di tutti i giorni. Il calcio è l’unico sport oltre lo sport: se si ferma, vuol dire che si è fermata la vita, come è accaduto nella scorsa primavera».
Il viceministro della Salute, Sileri, dopo il focolaio del Genoa ha invitato i calciatori ad evitare gli abbracci: che ne pensa?
«Si deve evitare l’abbraccio a un contagiato. Altrimenti, bisognerebbe proibire anche il contrasto all’avversario e lo sputo sul campo».
Da Cristiano Ronaldo a Federica Pellegrini, il Covid-19 ha colpito campioni dello sport che hanno avuto reazioni emotive differenti.
«Mi è dispiaciuto vedere le lacrime di Federica perché so quanto tenga alle gare. Mi è piaciuto l’atteggiamento positivo di Cristiano Ronaldo, che ha voluto dire io sono qui, poi passa tutto, e quello ironico di Ibrahimovic, che ha sfidato il virus. C’è una realtà sicuramente difficile che non va ulteriormente ingigantita. E in una partita di calcio l’avversario sia temuto solo per la sua qualità tecnica e la sua forza fisica».
F. De Luca ( Il Mattino)