L’aula è immaginaria, il processo anche, ma Maradona è vero. Il giudice Antonio Salvati scrive del Processo a Diego Armando Maradona la mano de Dios (pagg. 77, euro 11, Edizioni Le Lucerne) per un colpo di mano andato in prescrizione. Ma questo non conta per chi sostiene l’accusa, il giornalista Flavio Tranquillo, e per chi è chiamato alla difesa, l’avvocato Claudio Botti. La casa editrice milanese Le Lucerne ha avviato la collana Processi immaginari in collaborazione con il magistrato Antonio Salvati, giudice del caso Mano de Dios. Perché, dopo oltre un quarto di secolo, si processa quel gol? Perché Maradona è stato ritenuto un modello, quello che oggi si definirebbe un influencer. Un modello negativo – secondo il giornalista di Sky Tranquillo, pm nel processo – che chiede il massimo della pena e avanza sospetti sulla posizione del giudice Salvati, napoletano, tifoso del Napoli e di Diego. Come l’avvocato Botti, difensore del capitano. La sua arringa appassionata è basata su questo punto: «Quando la violazione della regola rasenta la genialità per credibilità e destrezza e, soprattutto, quando si è capaci di risarcire immediatamente il danno, realizzando il più bel gol della storia del calcio, non si può condannare, ma neanche solo processare».
Il processo si chiude con questa condanna per Maradona: la lettura per 365 giorni di fila, ogni giorno e alla stessa ora, del brano Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti scritto quarant’anni fa da Italo Calvino, dove emerge la grande forza morale della contro-società degli onesti in un Paese dove dilagano furbizia e corruzione.
Il processo si chiude con questa condanna per Maradona: la lettura per 365 giorni di fila, ogni giorno e alla stessa ora, del brano Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti scritto quarant’anni fa da Italo Calvino, dove emerge la grande forza morale della contro-società degli onesti in un Paese dove dilagano furbizia e corruzione.
Fonte: F. De Luca, Il Mattino