A me gli occhi, pare voler dire Rino. 8 giorni a gestire un gruppo col morale a pezzi, costretto all’esilio a Castel Volturno, in una bolla spietata sotto l’aspetto morale. Ma Gattuso ha trasformato tutto in energia positiva, facendo avvertire il meno possibile il peso delle lontananza dalla famiglia. D’altronde, anche il lungo ritiro a Castel di Sangro è stata una prova generale di bolla. Tatticamente, Gattuso non ha sbagliato una gara da quando è a Napoli: anche a Barcellona aveva capito tutto. «Bisogna avere fame e non sprecare i pochi soldi che ci sono», ripeteva durante l’estate. E i suoi dogmi sono chiari: motivare tutti, farli correre col fuoco nel sangue e col pepe nel cuore, ai cento all’ora sempre. Ritmo, passione, attenzione, schemi (soprattutto quelli), coraggio. E nessuno pensi che per Rino «Meglio vincere 1-0 che 4-2». È così che si fanno a pezzi gli avversari, inventandosi Mertens quasi numero 10 (l’ennesima metamorfosi del belga nella sua carriera), facendo rinascere Lozano, e dando una mano a Koulibaly a ritrovare il sorriso. Gattuso è un po’ psicologo e un po’ maestro delle elementari, ma anche come un professore di latino, di quelli che pretende perché è così che si fa. Il risultato è fatica, passione ma attenzione, è anche bellezza. Ed è questo che colpisce tutti, ma era chiaro da mesi che Gattuso inseguiva anche questo. Fonte: Il Mattino