Ambrosini: “Dopo la salita iniziale, ora Gattuso ha certezze e variabili”

Massimo Ambrosini ha vinto tutto con la maglia del Milan e, dopo aver appeso le classiche scarpette al chiodo, è entrato a far parte della squadra di Sky Sport come opinionista. Ora si occuperà di Europa League, quindi osserverà, ancor più da vicino il Napoli del suo amico, Gattuso.
Partiamo dalle cose più attuali. Oggi riparte la Champions: cosa si aspetta dalle quattro italiane? «Se dobbiamo partire delle cose attuali, allora togliamoci subito dalla testa il passato: ovvero i risultati dell’ultimo weekend di serie A. L’Atalanta arriva con consapevolezze diverse rispetto all’anno scorso e non pagherà lo scotto della matricola. L’Inter sarà più sicura, nonostante il derby, perché ha un profilo ancora più europeo. La Lazio è un incognita con tanti punti interrogativi».
All’appello manca la Juve… «Deve trovare il prima possibile un filo. Come tutti i progetti appena iniziati, la Juve deve trovare continuità e base solide».
Quanto serve la mano di Pirlo? «Ha avuto poco tempo per lavorare in estate: le squadre si sono allenate pochissimo. È logico che adesso si proceda per tentativi, ma se sei la Juve devi anche fare subito risultati. Andrea è in grado di dare fiducia e autostima ai giocatori. Poi è ovvio che la presenza di Ronaldo è fondamentale. Kulusevski ha esperienza internazionale pari a zero e Chiesa è appena arrivato».
Chi invece sembra avere avuto un ottimo impatto col nuovo campionato è Gattuso«L’inizio di Rino a Napoli è stato in salita ma ora può lavorare sulle certezze e mettere delle variabili: un mix importante».
Cosa intende per variabili? «Su tutte Osimhen, perché con il suo arrivo Rino si è trovato un’alternativa. Osimhen è un giocatore diverso da quelli che aveva prima il Napoli. È uno allegro e positivo all’interno dello spogliatoio e il suo modo di giocare ha fatto bene anche a Lozano che l’anno scorso non si era mai visto».
Si aspetta più spesso un Napoli a trazione anteriore come visto contro l’Atalanta?«Non so se l’atteggiamento sarà sempre quello, ma le alternative non mancano».
Per l’equilibrio, poi, è arrivato Bakayoko. «Aggiunge fisicità e conosce le metodologie di lavoro. Con lui in campo la palla può uscire bene dalla difesa. Nel centrocampo a due rende un po’ meglio. Ma la qualità di Gattuso è quella di tenere tutti costantemente sotto le luci dei riflettori, valorizzando l’intero organico. Poi riuscire a trattenere Koulibaly è stata una grande mossa per costruire una squadra forte: con Manolas possono affinare ancora l’intesa».
A proposito di squadre forti, lei ha giocato nel Milan di Ancelotti che dominava in Champions: cosa vuol dire passare da un anno all’altro in Europa League? «A me è capitato un paio di volte e all’inizio la cosa non veniva vissuta bene. Hai la sensazione di salire sulla seconda classe del treno. È umano e devi abituartici. Poi scatta qualcosa e cresce la volontà di vincere. I giocatori devono resettarsi anche grazie all’aiuto dell’allenatore. Anche perché il Napoli non può non ambire a vincere la coppa».
Domenica c’è Benevento-Napoli: Pippo Inzaghi contro Rino Gattuso. Che effetto le fanno? «Non avrei scommesso una lira che avrebbero fatto gli allenatori di serie A. Pippo soprattutto: non pensavo avrebbe messo la testa con così tanta costanza. Gioca bene e non specula. Giusto insistere con questa linea».
Intanto in testa alla classifica c’è il Milan. «È una squadra forte che ha acquisito consapevolezza ed entusiasmo. Ha anche un’anima unita che gira attorno al mostro lì davanti. Perché è chiaro che Ibra non andrà in pensione mai».
Il Mattino

 

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