Gattuso nel post gara: “Io sto ancora rosicando per non aver giocato contro la Juventus”

Il tecnico del Napoli è contento dopo la gara contro l'Atalanta, ma pensa ancora alla Juventus

La gioia e il rimpianto: è il titolo del libro scritto ieri a quattro mani da Aurelio De Laurentiis e Rino Gattuso dopo la splendida vittoria con l’Atalanta. E, soprattutto, a due settimane dal caso Asl-Juve e a tre giorni dalla sentenza del Giudice Sportivo che ha tolto un punto in classifica e aggiunto una sconfitta (3-0 per i bianconeri). Prologo del presidente in punta di penna Twitter: «Grandissimo Napoli! Che peccato non aver potuto incontrare la Juventus a Torino». Pensiero sintetico, eloquente e pungente che Rino, dopo aver applaudito i suoi per la prestazione con una squadra da lui stesso candidata allo scudetto, sottolinea con uno dei suoi classici evidenziatori dal colore pulito ma intenso: «Io sono quello più incazzato di tutti: in questo momento la Juve è un cantiere aperto, l’impressione è che potevo andare a giocarmela. Mal che vada avremmo perso 3-0, però sul campo».  

 

 
«VOLEVAMO GIOCARE»

E allora, doppia coppia: Adl-Rino, Atalanta-Juve. L’immensa soddisfazione di aver stropicciato il Papu e i suoi valorosi soci è innegabile e legittima, altroché, ma sia il presidente sia l’allenatore di un Napoli a tratti incontenibile, molto ben costruito sul mercato e molto brillante sul piano tattico e tecnico, non possono evitare il riferimento alla storia della trasferta fantasma di Torino. Costata molto più di uno spavento: «Ripeto, io ho rosicato». Gattuso proprio non ci sta: «Sono arrabbiato con chi non ci ha fatto partire. Anzi, siamo arrabbiati: volevamo andare in campo e infatti con la società, con De Laurentiis, Giuntoli e Chiavelli, eravamo rimasti che la partita si sarebbe giocata tranquillamente. Finora sono stato zitto e non ho i social: alle 18.55 di sabato eravamo sul pullman, pronti a partire, non è vero che non volevamo giocare». E ancora: «Avevo preparato la partita come quella con l’Atalanta, tant’è che avrebbero giocato gli stessi».  

OSI E SCUDETTO

Giusto una novità: Bakayoko. Il perno dell’asse centrale, ieri semplicemente super, composta insieme con Koulibaly e Osimhen: «Kouly è un campione: solo l’ultima non è stata una grande stagione a causa degli infortuni e lo sa anche lui, ma quando sta bene è devastante. Su Baka sapete cosa penso: è un calciatore che ci mancava, ma non giocava da sette mesi e la prima non si sbaglia mai. E poi è vero, io litigo con i miei…». Con Tiemoué è capitato ai tempi del Milan. «Ma faccio subito pace, non porto rancore. Con quelle gambe lunghe ti manda fuori giri, ha un modo tutto suo di gestire e lo fa bene». Finale dedicato a Osimhen: «Ero innamorato di lui da tempo, devo ringraziare il presidente e Giuntoli: non è un grande goleador, ma fa salire la squadra, crea superiorità numerica e fa reparto da solo. Ci ha fatto cambiare il modo di tenere il campo: Lozano aveva già segnato, questa volta sono più contento per il gol di Victor. Il primo: ci sta dando tanto, a Parma ci ha fatto vincere la partita, e lo meritava per la mole di lavoro». Alla luce del poker di ieri, anche il Napoli merita considerazione in chiave scudetto? Rino sorride in catenaccio: «È ancora presto, dobbiamo migliorare passo dopo passo e sperare che tutto vada bene: stiamo combattendo con un virus e non si può mai stare tranquilli. Abbiamo fuori uomini importanti». Elmas, Zielinski e Insigne, mica nomi qualsiasi. Eppure il Napoli vola già così. 

Fabio Mandarini (CdS)

 

 

 

 

 

 

 

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