Dietro gli affari top, sui quali francamente c’è poco da discutere (il nodo è semmai come il Psg abbia potuto permettersi certe operazioni aggirando il FFP, ma questa è un’altra storia), c’è però dell’altro: prezzi finali non allineati con il reale valore del calciatore. Per esempio: non sono esagerati gli 87 milioni sborsati dallo United per Harry Maguire, costato più di De Ligt (che ha sei anni di meno) e di Van Dijk, secondo al Pallone d’Oro 2019? Kepa meritava un esborso di 80 milioni di euro? Che sia il portiere più caro nella storia del calcio è sicuro, lo è altrettanto la considerazione che non sia il migliore della sua generazione.
Liberi e in prestito. Nella sessione di mercato appena conclusa, oltre a una frenata nel fisiologico aumento dei prezzi, abbiamo assistito anche ad altri due fenomeni. Pur di scaricare ingaggi pesanti e liberare posti in lista, i top club non hanno esitato a regalare calciatori di primissima fascia. La Juve l’ha fatto con Higuain, accettando una pesante minusvalenza in bilancio. Il Barça si è regolato allo stesso modo con Suarez, al netto di qualche bonus che potrà recuperare dall’Atletico Madrid. In Liga, racconta l’analisi del Cies, i trasferimenti gratuiti sono passati dal 31,7% al 44,2% sul totale delle operazioni di mercato; in Serie A dal 20,2% al 25,2%.
Sono ovviamente in crescita le operazioni concluse con la formula del prestito.
- La Serie A è passata dal 27,9% sul totale degli ingaggi al 40,8%;
- la Premier dal 13,6% al 21,3%,
- la Liga dal 26,5% al 32,5%.
È questa una prima spiegazione alla momentanea tenuta dei prezzi: il pagamento dilazionato e la condivisione del rischio attraverso il meccanismo dei bonus ha agevolato la chiusura di operazioni anche piuttosto complesse, vedi ad esempio l’affare Chiesa-Juve. L’altro grande meccanismo intervenuto è quello degli scambi: solo inserendo Pjanic nell’operazione, ad esempio, il Barça avrebbe potuto tenere ancora così alto il prezzo di Arthur (72+10). E infatti si è comportato così. Fonte: CdS