Se uno 0-0 tiene davanti alla tv sette milioni di spettatori significa che cose da vedere ce ne sono state, al di là dei gol che sono mancati. E’ il caso di Polonia-Italia di domenica sera. E non c’è dubbio che questa Nazionale di Mancini smuove passione e interesse per atteggiamento e per gioco espressi. Non solo. Ci sono numeri di valore assoluto che certificano la bontà del lavoro fin qui svolto dal ct nei suoi 23 incontri: la fila di partite utili consecutive (18), i due anni senza sconfitte né 0-0 (14 gare prima di Danzica), la differenza reti (+40) tra quelle fatte (53) e quelle subite (13), la media gol record (2,3 a match), il gran numero di marcatori (su 51 uomini di campo impiegati sono stati 26, di cui 15 attaccanti). E allora perché aprire un capitolo critico proprio sull’attacco? Perché è piuttosto evidente che, al di là delle macro cifre appena ricordate, l’Italia manciniana abbia in quel reparto ancora ampi margini di miglioramento, come lo stesso commissario tecnico ammette, restando aperti molti ballottaggi. Una cosa è via via arricchire le alternative rispetto ai titolari del ruolo (come è avvenuto per portiere, difensori e centrocampisti), altra è allargare la ricerca a caccia dell’alchimia definitiva. In fondo, isolando i risultati contro le big fin qui incontrate dagli azzurri di Mancini, dalla Francia alla Polonia (19ª nel ranking Fifa), passando per Portogallo e Olanda, si ottiene un parziale di 5 gol fatti e 6 subiti (pesando in questo caso il ko per 3-1 contro i futuri campioni del mondo). Insomma, per puntare al titolo continentale, serve la quadratura del cerchio in avanti, da compiere di qui al prossimo giugno, quando si spera possa svolgersi l’Europeo, già rimandato di una stagione a causa della pandemia in corso.
PROVANDO E RIPROVANDO. In verità Mancini ha lasciato intendere che potrebbe anche prevedere qualche modifica tattica per meglio sfruttare le caratteristiche dei suoi attaccanti. Il riferimento è ovviamente all’originale staffetta che va avanti da un anno tra Belotti e Immobile, che ha pochi precedenti nella storia azzurra, frutto di valutazioni tecniche per cui né la Scarpa d’Oro (a Danzica rimasta in panchina), né il Gallo rispecchiano in pieno il centravanti ideale vagheggiato da Mancini per il suo gioco. Non è un caso che l’ultimo arrivato nel gruppo, il buon Ciccio Caputo, ha subito trovato spazio in campo e nella testa del ct. Che da tempo non si è dato per soddisfatto in tema di attaccanti: lo dimostra il fatto che ne ha convocati 23 diversi, (stesso numero di difensori per quattro ruoli), tra centravanti e esterni, da Balotelli a Caputo, appunto, da Chiesa a Grifo, a El Shaarawy fino a Orsolini. Tutto sommato il solo titolare sicuro nel tridente offensivo azzurro potrebbe essere considerato Insigne. Che pure adesso dovrà vedersela con la maturazione di Lorenzo Pellegrini, sfruttato da Mancini come Lippi fece felicemente con Perrotta in Germania nel 2006. Lasciando da parte il discorso prima punta, già più volte dibattuto, bisogna dire che anche per quanto riguarda gli esterni il discorso si è fatto mobile. Non ingannino le 18 presenze di Federico Chiesa. Il neo juventino dovrà dare dimostrazione di concretezza se vorrà mantenere la titolarità del ruolo. Più dell’errore clamoroso davanti a Fabianski di due sere fa deve far riflettere il fatto che il talento ora bianconero è arrivato a 20 presenze in Nazionale con un unico gol, per altro il 9-1 all’Armenia dello scorso novembre. Le quotazioni di Berardi in questo momento, più di quelle di Bernardeschi, sembrano in crescita senza contare la passione di Mancini per Kean, ai suoi occhi un nuovo Balotelli, in grado però di non buttarsi via.
La Nazionale è da ieri sera a Bergamo, dove domani è in programma Italia-Olanda, return match di Nations League, seconda edizione del torneo continentale che dopo tre partite del gruppo 1 della serie A vede in testa gli azzurri, a quota 5. Roberto Mancini ha però perso alcuni elementi (gruppo adesso ridotto a 30 unità, dopo che subito era uscito Castrovilli per infortunio). In particolare il ct non potrà contare su Manuel Lazzari. L’esterno della Lazio infatti ha accusato un problema di natura muscolare durante l’allenamento svolto sul campo da parte della squadra (chi non aveva giocato contro la Polonia), a Danzica, alle 11, prima del volo charter delle 17 per Orio al Serio. Lazzari ha proseguito il viaggio per Roma, dove oggi inizierà le cure del caso. Stamattina invece farà rientro a Torino Andrea Belotti, ammonito in diffida contro la Polonia e dunque squalificato per un turno. Non si riaggregherà invece alla Nazionale il viola Giacomo Bonaventura, che domenica aveva lasciato il ritiro polacco per la nascita del figlio Edoardo.
TAMPONI. Prima di cena all’arrivo nell’albergo di Bergamo, nei pressi dell’aeroporto, il gruppo squadra è stato sottoposto all’ultima serie di tamponi, a 48 ore dal match. Oggi sarà messo a punto il programma di celebrazioni in onore della vittime della pandemia che ha colpito duro nella citta lombarda. Il presidente Gravina, in isolamento fiduciario da qualche giorno per essere stato in contatto con il presidente Dal Pino, risultato positivo, potrebbe raggiungere Bergamo. Anche in questo caso una decisione verrà presa in giornata.
TURN OVER. Per quanto riguarda la squadra anti Olanda, Mancini farà oggi il punto della situazione, dopo le fatiche e le rudezze polacche, che peseranno sulle scelte. Chiellini si è allenato e dovrebbe far coppia con Bonucci, davanti a Donnarumma e con D’Ambrosio e Spinazzola esterni. Il resto della squadra è da decidere, a parte Immobile, sicuro titolare.
Andrea Santoni (CdS)