I dubbi per una stagione iniziata in ritardo e con l’incubo Covid, il ribaltone sulla panchina della Juventus e quel pizzico di curiosità per i tanti allenatori emergenti del campionato. L’ex ct Cesare Prandelli, a 63 anni, non si sente affatto in pensione, anzi. Osserva il calcio italiano (e non solo), studia e cerca di farsi trovare pronto per una chiamata importante.
E allora che idea si è fatto dopo le prime schermaglie di serie A?
«È ancora presto per capire come andrà a finire perché molte sono ancora indietro con mercato e preparazione. Una cosa però è emersa senza ombra di dubbi: l’Atalanta è ripartita da dove aveva finito ed è una delle più serie candidate al titolo».
Con chi si contenderà lo scudetto?
«La Juve è sempre la Juve, e poi c’è l’Inter. Ma occhio al Napoli».
Perché?
«Se gli azzurri riescono a tenere Koulibaly sono da scudetto».
Davvero?
«Gattuso ha fatto e sta facendo un ottimo lavoro. E con l’arrivo di Osimhen ha una squadra capace di poter interpretare tanti tipi diversi di partita. È molto interessante. Mi piace la capacità di giocare il pallone da parte del Napoli, ma anche l’equilibrio tra i reparti. E ora in campo aperto può fare malissimo».
Insomma, è rimasto impressionato da Osimhen nonostante non abbia ancora segnato…
«Negli spazi è devastante. E arricchisce un sistema di gioco che è molto duttile in base ai giocatori che hai e ai cambi che fai. E poi con le 5 sostituzioni Gattuso può ribaltare la partita in ogni momento».
A proposito, che ne pensa di questa nuova regola?
«Aumenterà il gap tra le prime e il resto del mondo. Chi ha giocatori più forti e una rosa all’altezza ne può approfittare».
Tra le big c’è sicuramente la Juventus: che impressione le ha fatto Pirlo?
«La Juve è un cantiere e la reputo ancora ingiudicabile. Stanno recuperando giocatori infortunati da mesi e stanno provando tanto. Domenica sera ha fatto fatica, la Roma avrebbe meritato di più».
Però c’è stato il fattore Ronaldo.
«Cristiano ha fatto la differenza, come spesso accade. È un giocatore di personalità e infonde nella squadra molta sicurezza».
Cosa si aspetta da Pirlo?
«Innanzitutto diamogli tempo, direi almeno due mesi, per dare un’impronta alla squadra. Per ora sento e leggo dichiarazioni di giocatori che sembrano felici. Non mi stupisco. Andrea nello spogliatoio è sempre stato un leader più nei comportamenti e nell’intelligenza che nelle parole. Sarà lo stesso anche da allenatore».
È uno dei campioni del mondo del 2006 che oggi allena in serie A: cosa vede che hanno portato in panchina quelli come Pirlo, Gattuso, Pippo Inzaghi?
«Di sicuro il loro background e la loro storia da calciatori. La loro capacità di vivere le tensioni e gestire i campioni. Tatticamente fino ad ora ho visto poco, direi nulla di nuovo rispetto al passato. Di Inzaghi mi piacciono passione e competenza. Gattuso mi sembra quello più maturo e tecnicamente preparato».
In che senso?
«È molto umile, sa ascoltare e mette in pratica le sue idee con coraggio».
Domenica Gattuso sfida Pirlo: cosa si aspetta?
«Una partita nella quale il Napoli cercherà di metter sotto la Juve con ripartenze e chiudendo gli spazi. La Juve è in difficoltà perché in poco tempo non riesci a dare equilibrio alla squadra».
E l’Inter?
«Per ora mi ha fatto una brutta impressione in difesa ed è strano per Conte. Forse anche lui sta facendo delle prove. Mi aspetto presto qualche cambiamento». Bruno Majorano (Il Mattino)