La missione non cambia: cercare il modo di varare definitivamente e soprattutto blindare, cioè proteggere tatticamente, la coesistenza tra due esterni, Mertens e Osimhen. Proprio lui, Victor, l’uomo che coniuga una gazzella e una pantera e che ieri a Parma ha impiegato un paio di minuti per cambiare la partita del Napoli entrando dalla panchina. In corsa: è proprio il caso di dirlo. «Questo ragazzo ha una marcia in più, ma occorre anche dare un po’ di equilibrio alla squadra», dice Gattuso. Tradotto: il potenziale offensivo è straripante, ma bisogna lavorarci su. Un bel po’. Aspettando magari la fine del mercato e l’arrivo di un centrocampista più adatto all’idea di 4-2-3-1: «La situazione è quella che è». Nel senso che la crisi è innegabile e che per acquistare il club azzurro deve prima cedere: innanzitutto Milik, certo. E chissà cosa accadrà con Koulibaly: «Se Kalidou andasse via mi dispiacerebbe sotto ogni punto di vista, ma so anche che i numeri sono importanti. E non è una questione di aziendalismo: per la storia degli ultimi dieci anni dobbiamo tornare al quarto posto». Cioè: l’obiettivo è la Champions.
OSI E L’EQUILIBRIO. E allora, la prima analisi di Rino. Come sempre d’impatto, tecnicamente e in ottica mercato. Con ordine: l’ingresso di Osimhen, e la composizione di un esagono ultra offensivo insieme con Insigne, Mertens, Lozano, Fabian e Zielinski ha dettato i ritmi della prima vittoria. «Con Victor abbiamo un valore aggiunto, riesce a dare vivacità e profondità in modo diverso rispetto agli altri, ma è necessario mettere la squadra in protezione. Bisogna correre e dare equilibrio: abbiamo i nostri principi, e pur avendo preparato la partita per giocarla anche con il 4-2-3-1, alla fine abbiamo preferito il nostro classico 4-3-3». E ancora: «Quando giocavo volevo undici Gattuso: alla fine siamo arrivati cotti, facevamo il solletico, e ciò significa che non siamo pronti. Non abbiamo ancora intensità». Osimhen, però, strappa da far paura: «E’ un ragazzo fantastico, soprattutto dal punto di vista umano: non dimentica da dove è partito e i sacrifici che ha fatto, è un giovane con la testa di un quarantenne. Mi piacciono la sua serietà e la sua voglia: spero che non cambi atteggiamento, anzi credo che non accadrà. In questo momento è più forte di quello che dimostra in campo».
CARO KALIDOU. Promosso anche Lozano, un ex invisibile: «E’ un giocatore diverso, vivo: bisogna farlo giocare a campo aperto. Nel primo tempo ha fatto benino mettendo 4-5 palloni, ma non riempivamo l’area». Poi, consigli a Fabian: «Per i movimenti senza palla è tra i migliori, ma deve migliorare un po’ nella copertura del campo. Lui può fare tutto, deve trovare brillantezza». E in coda una lettera aperta a Koulibaly: «La sua prestazione e il suo impegno quotidiano confermano la cifra del campione e dell’uomo. Del professionista. Se andasse via mi dispiacerebbe, anzi egoisticamente sarei felice se restasse: i numeri, però, sono importanti per il Napoli. In giro ci sono pochi soldi: non sono aziendalista, me ne sono semplicemente fatto una ragione».
Fabio Mandarini (CdS)