Ricomincia tra due giorni il campionato italiano. E Fabio Cannavaro, dall’alto dei suoi trionfi, racconta quello che si aspetta in questa stagione che non è ancora di post-Covid.
Cannavaro torna la serie A. Si ricorda il suo primo campionato? «Da tifoso è la stagione del terremoto con il mio idolo, Rudy Krol che mi faceva impazzire con quei rilanci che non finivano mai per Pellegrini e Damiani. Da calciatore nella prima stagione in serie A ricordo le 26 volte in panchina senza mai giocare neppure un minuto con Ranieri allenatore. Era il primo anno senza Maradona e certo non era facile arrivare in un gruppo che aveva appena visto andare via il più forte calciatore al mondo».
Si inizia senza tifosi: questa assenza chi penalizza? «Tutti, anche chi vede le partite in televisione avverte l’assenza del pubblico. Non c’è la stessa adrenalina, non c’è in alcuni casi la stessa tensione. Qui in Cina, un po’ alla volta, hanno riaperto gli stadi: nelle ultime gare saranno entrati un paio di migliaia di spettatori, nulla in confronto alla capienza di 50mila persone ma almeno un segnale di ritorno alla normalità».
Da lei adesso la normalità quanto è lontana? «Le applicazioni che abbiamo scaricato dicono che da due mesi non ci sono stati casi di positività al Coronavirus. Però le misure restrittive sono sempre molto severe. Qui senza invito ufficiale del club, neppure mia moglie sarebbe potuta venire a trovarmi».
Almeno ci si limita nelle proteste nel silenzio degli stadi? «Nel mio caso, mi salva che le parolacce le dico in napoletano e non in inglese. Ma in ogni caso una volta che si inizia a giocare si resta soli con la partita».
Pirlo alla Juventus cosa può dare? «La sua serenità ma deve capire che non deve dimostrare nulla. Lui ha una grande fortuna e non deve sottovalutarla: sta in una squadra forte dove anche se sbaglia ci sarà qualcuno che potrà mettere una pezza al suo errore. Non è un vantaggio di poco conto. Anche in tempi di Covid a far vincere le partite sono sempre i giocatori più bravi».
E Gattuso? «Vedo che sta lavorando su un sistema di gioco alternativo, là davanti ha un bel po’ di giocatori che possono fare la differenza e anche Osimhen mi sembra un attaccante diverso da quelli in organico. È importante poter aver un ventaglio di soluzioni tattiche, perché ogni gara vive di tanti momenti differenti. E Rino è uno che questi momenti li capisce. Di lui si pensa che sia solo un grande motivatore ma è una sciocchezza: perché sotto il profilo tattico e della lettura delle partite è uno dei più preparati».
Merito di quel Mondiale magico? «Certo, la Federazione ha consentito un po’ a tutti noi di prendere il patentino a Coverciano e da lì in poi ci abbiamo preso gusto. L’unico che sembrava il più distaccato era Pippo Inzaghi, ma devo dire che i risultati del campo, il suo lavoro al Benevento, stanno dimostrando tutto il suo valore di allenatore».
Sarà un campionato più aperto? «Credo di sì. La Juventus ha sempre qualcosa in più degli altri, ma c’è l’Inter che si è rinforzata bene e anche Lazio, Milan, Atalanta e Napoli saranno protagoniste in un campionato che vedo più equilibrato e divertente rispetto al passato».
Fonte: Il Mattino