Il medico: “Aurelio ha già dimostrato di avere un fisico forte”

Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis è positivo al Coronavirus. Che rischi corre un uomo di 71 anni come lui con pregressi problemi polmonari (polmonite a gennaio)? Ne parliamo con Alessandro Perrella, infettivologo del Cardarelli, specialista in aerobiologia, componente dell’unità di crisi regionale sul Coronavirus. «Il fatto che De Laurentiis abbia 71 anni non rappresenta da solo un elemento tale da definirlo un soggetto fragile. Anche una persona in età giovanile può avere altre malattie in fase acuta o croniche e degenerative, oncologiche, metaboliche, immunitarie tali da renderlo suscettibile a una malattia severa. Tutto dipende non solo dall’età ma dallo stato immunitario e di salute di base». 
A gennaio ha avuto una polmonite… 
«L’ha superata senza postumi e complicanze segno che il suo organismo è capace di reagire efficacemente alle infezioni». 
Che si fa in questi casi?
«Controlli clinici di sicuro»
Quali?
«La misura della temperatura, un prelievo di sangue al giorno per monitorare gli indici infiammatori e i linfociti che nelle forme iniziali di Covid-19 possono abbassarsi. Quindi una Tac per verificare l’eventuale presenza di microfocoali di polmonite che possono anche non dare alcun sintomo in fase iniziale. Infine, in base al responso della Tac, una emogasanalisi per tastare il polso alla saturazione di ossigeno»
Vanno praticate terapie? 
«Se il presidente dovesse avere patologie che dovessero richiedere il ricovero in ospedale farei subito gli antivirali».
Tutti un giorno ci contageremo? 
«Con il lockdowun abbiamo superato il primo scoglio, non sapevamo nulla del virus e della malattia che provocava. In una fase come quella attuale, di convivenza con un virus pandemico, non stagionale, ormai ubiquitario, che possano esistere situazioni covid-free è impensabile. Il virus si sta largamente diffondendo con velocità non calcolabile. Non abbiamo punti fermi visto che prevale la componente degli asintomatici. Dobbiamo abituarci a convivere avendo come uniche armi misure di igiene e sanità pubblica».
Ossia
«Uso militare delle mascherine chirurgiche, evitare assembramenti e luoghi affollati, pulizia delle mani con sapone o gel disinfettanti, evitare di toccare quello che è a tiro e di portare le mani a occhi, bocca e naso. Nei luoghi affollati uso di mascherine ffp2».
Dobbiamo puntare all’immunità di gregge? 
«Siamo ancora molto lontani, ci vorranno anni. Dobbiamo puntare a limitare al massimo i danni».
Perché l’esempio della convivenza con l’influenza non è calzante? 
«In comune i due virus hanno solo la sintomatologia iniziale. È diversa la trasmissione, la stagionalità, l’aggressività. Quello influenzale è un virus autunno-inverno che difficilmente impegna le vie aeree profonde ed è meno letale».
E se un asintomatico come De Laurentiis prendesse l’influenza
«L’infezione diventerebbe più temibile per l’azione concomitante di due virus. E SarsCov2 sfrutterebbe raffreddore e tosse dell’influenza per diffondersi molto meglio». Fonte e foto: Il Mattino

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