La lettera – “Caro Babbo Messi, è Napoli la città della consacrazione”

Gentile signor Babbo Messi, no, non si stupisca se scriviamo a lei. È proprio con lei, il babbo della Pulce, che vogliamo parlare: perché per risolvere questa faccenda della scelta di Leo e del nostro destino occorrono cuore e fantasia, e per rivolgerci a quell’altro Babbo, quello con la slitta e le renne e il sacco dei regali, purtroppo non abbiamo tempo. Che a Natale al massimo c’è da affacciarsi sul mercato di riparazione, e lì ci compri i Grassi e i Regini, con tutto il rispetto. Dunque è con lei che vogliamo parlare, signor Babbo Messi, che onestamente non sappiamo neanche qual è il suo nome di battesimo, ed è inutile che ci dica di cercare su Wikipedia, perché tanto non ci interessa, per noi lei è il babbo della Pulce e tanto basta, l’unico a cui la Pulce darebbe ascolto a parte se stesso, e se è vero che anche le pulci hanno la tosse allora lei, che della Pulce è il babbo, con quella tosse potrà gridare meglio le sue ragioni, che poi sono le ragioni nostre, ragioni forti e convincenti, al suo figliolo in questo momento dubbioso ed esitante.
Ok battuta scema, non la ripeteremo. Eppure ci pensi, signor babbo della Pulce: quale approdo più adatto potrebbe trovare il suo biondo ragazzone, l’eterno rivale di quel gladiatore di Cr7, l’erede mai incoronato del re Diego Armando Maradona se non la terra, lo stadio e soprattutto la maglia che Diego Armando tiene ancora incollata addosso come una seconda pelle? Ci dica signor babbo, ma dopo Barcellona e il Barcellona, quale altro stadio e quale altra squadra potrebbero far felice il suo Leo, ma felice davvero, non per i soldi, non per gli sponsor ma per l’amore dei tifosi, amore che sa essere viscerale, sincero, assoluto ed eterno, non estemporaneo e legato ai risultati? Guardi Cavani, per dire: ad ogni estate, da una mezza dozzina di estati ormai, c’è sempre qualcuno che lo avvista a Capodichino, ma soprattutto all’hotel Vesuvio, per immaginari colloqui con De Laurentiis e Giuntoli che ovviamente stanno solo nella testa di chi li desidera e lì sogna. Dei tifosi del Napoli, cioè. Gli stessi che in queste ore lo stanno santificando un poco di più, se è ancora possibile, all’annuncio dato da Sky secondo cui il nostro indimenticato bomber avrebbe detto di no, un secco e sonoro no, niente di meno che ai bianconeri. Alla Juventus, signor babbo di Messi, ha capito bene. Perché Edi, come Diego, ha il cuore tatuato d’azzurro e non baratterebbe mai l’amore nostro con i soldi altrui. Edi, sudamericano come voi, mezzo italiano come probabilmente voi, saprà spiegarvi la differenza. Quella di cui si è accorto adesso, a sue spese, un altro sudamericano, argentino come voi, scaricato senza complimenti e neppure un grazie da quei bianconeri lì, gli stessi che quattro anni fa ce lo portarono via con un blitz indecoroso, pagandolo uno sproposito del quale adesso si pentono amaramente. Peggio per loro, ovvio. Ma serve per dire che ci sono cose, caro signor Babbo Messi, che contano più del denaro, del blasone e della effimera gloria di uno scudetto in più che nessuno riesce davvero a festeggiare. Non ci crede? Chieda, lo chieda al suo figliolo: che ricordo ha dell’ultimo scudetto vinto con il Barcellona? Cosa è successo nella città catalana, quali feste, a parte la folla assiepata dietro le transenne al passaggio della squadra sistemata come un gruppo di turisti sopra un bus scoperto? Un po’ di applausi, qualche selfie e via, e non dica di no, perché lo abbiamo visto, c’eravamo – per caso – anche noi. C’è sempre qualche napoletano a Barcellona. E ci sono anche un sacco di napoletani che tifano, più o meno intensamente, per il Barcellona. Il transfer insomma sarebbe assicurato. Ma la festa. Immagini la festa per un triangolino che torna a Napoli dopo più di trent’anni. Per una Europa League conquistata al primo tentativo. Perché certo, con suo figlio con noi, per la Dinamo Kiev o lo Standard Liegi non ci sarebbe storia. E visto che ci siamo, pensi che festa per il triplete, un po’ meno nobile ma pur sempre triplete, che a quel punto la coppa Italia sarebbe una formalità. Immagini tutto questo, signor babbo di Messi. E provi a dirci che non sarebbe per suo figlio una prospettiva fantastica. La migliore possibile. La consacrazione. Leo dopo Diego. Messi dopo Maradona. Messi, chissà, anche meglio di Maradona, che di traguardi da cogliere ce ne sono sempre tanti, e perché mettere limiti al suo piede magico, alle sue serpentine. E alla (nostra) fantasia.
Per adesso ci fermiamo qua, signor Babbo, e la salutiamo con assoluto fervore, ma stia sicuro, non è che non vogliamo parlare di soldi. Ci saranno anche quelli, ovvio. Pensi che tutta Napoli, in queste ore, sta sui social a organizzare collette, pardon crowdfunding: c’è chi ha fatto i calcoli e dice che con 25 euro per napoletano si può arrivare alla cifra dell’ingaggio, altri salgono a 50 immaginando forme di azionariato popolare che comprendono non meglio specificati diritti sullo stadio e sul merchandising, altri ancora suggeriscono a De Laurentiis di mettere mano al portafogli per poi incassare cento volte di più dai bookmakers inglesi che ci darebbero piuttosto indietro sulle trattative. Per non dire di quelli, sempre più numerosi, che giurano che non si lamenteranno mai più della scritta rossa sulle magliette azzurre e non berranno mai più acqua al di fuori di quella, se lo sponsor ci metterà del suo nell’impresa. Tutto, pur di soffiare la Pulce ai soliti noti, ai signori dell’auto, ai ricchi venuti da Oriente, agli sceicchi arabi e ai petrolieri russi. I padroni vecchi e nuovi del calcio, che del calcio hanno fatto un’industria togliendogli l’anima. Ci pensi bene, signor Babbo Messi: la scelta di Leo, che lascia Barcellona al culmine della sua carriera e della sua notorietà, potrebbe non essere solo tecnica o finanziaria. Ma una scelta di cuore. Un segnale netto e inequivocabile di amore per il calcio. Quello vero, quello fatto di passione e fantasia. Il calcio come si vive in Argentina, come a Barcellona. Come, soprattutto, a Napoli.

A cura di Marilicia Salvia (Il Mattino)

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