Amarcord – Rubrica di S. Iaconis: “Lo stopper che calciava i rigori”

Tutti si ricordano del suo autogol contro il Perugia. Quello del disastro. Che mise fine al sogno. Gli stessi che si ricordano del suo gol alla Juve. In quel novembre del 1986, al vecchio, indimenticabile, anche per i “nemici”, Comunale di Torino. Il gol che pareggiò la marcatura di Laudrup. Il gol che, quella volta, aprì la strada verso il paradiso. Lastricandola di lacrime di gioia. Quello alla Juventus fu il suo ultimo gol in serie A. L’ottavo. Prima di quello ce ne erano stati altri sette. E di quei sette, pochi hanno ancora memoria. Perché lui, Moreno Ferrario da Linate, li realizzò tutti su calcio di rigore. A cavallo delle stagioni calcistiche ’83 – ’84. Tutti decisivi. Tutti in due anni di assoluta, totale sofferenza, dentro i quali il Napoli agguantò una salvezza disperata vincendo una serie continuativa di partite per uno a zero. Di rigore. Moreno si caricò sulle spalle ogni volta la responsabilità di recarsi sul dischetto. Lui, uno stopper dai piedi tutt’altro che fatati, fu inesorabile. Li metteva negli angoli più lontani. Rasoterra, agli incroci. Insospettabile che uno stopper, dall’ aria di un meticoloso ragioniere, possedesse un tale piede ed un tale freddezza. Poi arrivò Diego, e gli tolse il ruolo di rigorista. Credo che non se ne dolse in cuor suo più di tanto. Ed al centro della difesa, in quella squadra, visse una stagione di magia pura. Quella indimenticabile. Che iniziò in quel pomeriggio di novembre, quando lui sotto misura infilò Tacconi. Dando inizio ad una cavalcata epica. Subì l’epurazione legata alla famosa fronda di maggio. Quando il Milan di Van Basten e Gullit, al San Paolo, si venne a prendere il titolo dopo una clamorosa rimonta. Si parlò di problemi legati ai contratti. Si parlò di rivolta. Di loschi ed oscuri ricatti malavitosi. Non si seppe mai il perché. Pagò assieme a Bagni Giordano e Carnevale. Ferrario non ha mai dimenticato, il suo rapporto con Napoli non è mai stato riannodato. A volte ciò che si rompe non si ricompone mai più. Ma anche lui resta, nella memoria di tutti. In quel Napoli che incantò. In un pomeriggio di inizio inverno. Il pugno sollevato, che corre verso il centrocampo, dopo aver segnato alla Juve di Platini. I capelli biondo oro nel sussurro del vento. Corre. Correrà per sempre.

a cura di Stefano Iaconis

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