Dura intervista del presidente al portale americano The Athletic: “Lega inefficiente”

L’intervento a gamba tesa del Covid non ha certo abbattuto il calcio italiano. Un’istantanea dopo l’altra, il frame più nitido lo ha descritto Paolo Dal Pino in un’intervista al portale americano The Athletic. «Abbiamo pensato di avercela fatta, una volta vista la gioia dei giocatori della Juventus che avevano appena vinto lo scudetto», il ritratto del presidente della Lega Serie A. Sono stati mesi difficili, ma non abbastanza da ridimensionare il nostro brand. «In sette-otto anni vogliamo raddoppiare il fatturato: per me, è qualcosa di fattibile. La serie A arriverà a livelli migliori di Premier e Liga, come ai vecchi tempi. Trasformare il nostro nel miglior campionato del mondo richiederà tempo, ma possiamo riuscirci in breve. E’ fantastico avere un prodotto in grado di aprirti le porte dei mercati di tutto il globo: in altri settori possono esserci dei problemi, nel calcio invece no. Purtroppo però la governance della serie A non è efficiente, c’è bisogno di sradicare certi comportamenti. Per influenzare il cambiamento culturale di un’organizzazione, la Lega deve snellire e accelerare i propri processi decisionali». 

ENORME BUSINESS. – Intanto, per gli accordi commerciali con la Lega i tempi sono dilatati di qualche giorno. Entro martedì prossimo i fondi d’investimento interessati potranno presentare una proposta. Il 2 settembre l’Assemblea di Lega dovrebbe prendere una decisione. «Il mio desiderio è avere una serie A sempre più attraente per gli investitori che amano questo sport», ha osservato ancora Dal Pino, mentre la querelle con Sky ha infiammato il periodo in cui il campionato era in stand-by. «E che lo considerano un enorme business se gestito con la governance e la filosofia di gestione appropriate. Con gli sponsor e i giocatori giusti, allora seguirà un maggiore equilibrio competitivo. Ma se guardo agli altri campionati, dico che in Italia abbiamo mantenuto un livello equilibrato. Sky ha proposto il rinnovo del contratto al 10-20% in meno, ora siamo passati a parlare improvvisamente di nuove iniziative che ci permetteranno di prendere il controllo del nostro destino e di essere attori attivi in tutto questo. Bisognerà lavorare su tante cose con la mentalità di una media company». Aria nuova, allora, come nel caso di una Roma che ha appena cambiato proprietà. «Colgo l’occasione per dare il benvenuto a Dan Friedkin: una persona carismatica e un grande imprenditore, che senz’altro farà bene al nostro calcio». 

RIAPERTURE. Un mese e mezzo di campionato, filato via alla stregua di un esperimento anche per l’inedita cornice: niente pubblico allo stadio, attorno alla serie A è calato un silenzio – per le inevitabili porte chiuse – che già aveva accompagnato qualche partita prima del lock-down. Il sistema migliore per non penalizzare i tifosi è sempre in fase di analisi. «Ma non possiamo abbandonarci soltanto alla cautela, come vorrebbe il Governo, anche se l’intenzione è di fare sempre la cosa giusta. Mi sono chiesto, ad esempio, come mai non si potessero far entrare allo stadio i tifosi della Juventus per vedere la premiazione dello scudetto: bastava contingentare gli ingressi, 5mila persone mettendone una ogni otto posti. Nel mentre, però, erano aperte le discoteche…». 

STADI NUOVI. A proposito di stadi, intesi però come strutture, la rinascita passa anche dalla volontà di mettere mano agli impianti di casa. C’è una Roma che procede spedita nel mandare avanti il trasloco ma pure Fiorentina, Inter e Milan vogliono stringere i tempi. «Sono fianco a fianco con Rocco Commisso e con tutti gli altri proprietari di club che stanno combattendo la burocrazia», ha assicurato Dal Pino. «E nei loro sforzi per investire denaro negli stadi, per ammodernarli o costruirli nuovi. Ora abbiamo un’opportunità unica e storica, non possiamo perderla».  

Adriano Ancona, fonte (CdS)

 

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