Nell’immensa, gigantesca, sala di proiezione di casa-Bagni c’è tutto un Mondo che rotola: e l’insonnia, si sa, a volte può essere un amabile alleato. «Dormo poco e osservo tanto». Salvatore Bagni è un’enciclopedia vivente che Gianluca, suo figlio, ha «modernizzato» per affrontare questo calcio del futuro: «Partono decine di mail al giorno, abbiamo rapporti con club di ogni Continente: è tutto lavoro suo». Gira e rigira, dinnanzi al mega schermo, c’è sempre un punto preciso dell’Universo in cui poi lo sguardo si va a posare: perché quando rivedi Napoli, anche a distanza, il guerriero esce dall’oscurità e ritrova le luci, i profumi, di un tempo che non tramonta mai.
Il Napoli visto da Bagni cos’è? «Un club che sta passando da un ciclo all’altro: si è chiusa un’epoca, quella dell’estate del 2013, un mercato sontuoso che ha resistito sino ad oggi e che, tecnicamente, da Benitez ma soprattutto a Sarri ha regalato momenti importanti. Che quella squadra, così bella, non abbia vinto nulla, è una clamorosa ingiustizia».
De Laurentiis investe, centrotrentacinque milioni spesi da gennaio, di cui quarantotto circa solo per Osimhen. «Sento che c’è la mano di Gattuso in questa operazione. E’ il suo centravanti ideale, quello che lega le due fasi. Rino ha spinto per il nigeriano, perché sa che con lui potrà presentarsi in campo con settori ravvicinati e un attaccante capace di attaccare la profondità come pochi. Io stravedo per Osimhen».
C’è ancora molto da fare… «Andranno via Koulibaly e Allan, che rientrano in quel Progetto a lungo termine a cui ho fatto cenno. Saranno addii importanti, forse anche indispensabili, però – almeno in difesa, ci sono idee chiarissime, perché se arriva Gabriel, il Napoli sta in una botte di ferro. E’ un ragazzo dal futuro assicurato, arriva da un club, il Lilla, dove sanno fare calcio».
Ma il vuoto grande sarà a destra, in attacco. «Non c’è un altro Callejon in giro e se c’è, lo dico sorridendo, lo conosco io. L’errore più grosso, per la gente, sarebbe quello di andare al campo e pensare che il nuovo esterno faccia ciò che mostrava lo spagnolo. E’ impossibile, perché in lui c’era intelligenza ed umiltà, generosità e senso del gol. Callejon è insostituibile nelle sue funzioni e per un bel po’ pure nel cuore dei tifosi, ma tra i nomi che leggo, e sono due in questo momento, quello di Ünder e di Boga, io punterei sul romanista, che ha una tendenza naturale a giocare a destra ed anche una vocazione meno offensiva rispetto all’ivoriano».
C’è un rischio per il Napoli… Un ballottaggio in porta. «Un anno si sopporta, due diventano insostenibili. E il discorso vale soprattutto per Alex Meret, che rischia di essere penalizzato dalla capacità di palleggio di David Ospina e dalla pressione che quella spesa, venticinque milioni, sostenuta dal Napoli per averlo diventi un peso. Immagino che il problema se lo siano già posti società e allenatore e si siano dati un indirizzo per la stagione che verrà».
C’è (almeno) una perplessità che si porta appresso, su Napoli? «Sono un osservatore che segue per quel che può e dunque il valore critico è relativo, conta quello che l’allenatore ha modo di verificare negli allenamenti e l’analisi del management tecnico. Però io una domanda sul regista me la pongo, perché Demme e Lobotka sono bravi ma entrambi non riescono a dare la verticalità che potrebbe servire. Lì in mezzo, un uomo che osi, che sappia trovare gli angoli di passaggio, che non si limiti al paleggio orizzontale, ci starebbe benissimo».
A. Giordano (CdS)