Graziano Cesari: «Come si fa a non dire che la partita è stata condizionata?»

Graziano Cesari ha smesso di arbitrare da 18 anni, ma le sue analisi restano quelle più ascoltate, non solo dal grande pubblico televisivo. Ed il suo giudizio su Barcellona-Napoli è netto, irreversibile, soprattutto sulla condotta del turco Cakir. Il Napoli si è sentito penalizzato, anche la Juventus ha protestato.

«Si son lamentati tutti perché non sono stati arbitraggi all’altezza della situazione. Stiamo parlando di arbitri della categoria top class, dai quali sarebbe lecito aspettarsi arbitraggi quasi perfetti. In più, c’è il Var e dovremmo vedere gare, così, quasi esenti da errori. Stiamo parlando di match che decidono anche il destino economico delle prossime stagioni delle società coinvolte. Zwayer, l’arbitro di Juve-Lione, è da pochi anni top-class, sta provando ad imporsi: Cakir, invece, è un arbitro super esperto. Forse, Cakir ha raggiunto tutto quello che si può raggiungere come obiettivi per un arbitro, sarebbe meglio metterlo in pensione. Mi chiedo se Zwayer è arrivato lì perché la Federazione tedesca ha voluto che fosse lì». 

Eppure, c’è il Var «Cakir ha arbitrato tutto in carriera senza Var, è complesso per uno come lui farsi guidare dalla macchina».
La spinta di Lenglet su Demme che, poi, frana su Koulibaly porta al primo gol del Barcellona, come si fa a non sanzionarla? «Supponiamo, anche per assurdo, che l’arbitro si sia concentrato su Pique e non su Lenglet. La spinta, però, è talmente prolungata ed intensa che chi sta davanti al monitor non può non vedere. È un’azione che porta al dolo: perché Koulibaly non può colpire di testa. C’è quello che possiamo definire un assurdo regolamentare di non aver tutelato un calciatore che aveva il diritto di colpire di testa».

Eravamo al 10′ del primo tempo: si può parlare di gara condizionata? «Certo che si deve definire condizionata. I calciatori si innervosiscono: iniziano a pensare che l’arbitro possa subire l’ambiente, la squadra di casa, la competizione, la maglia. E poi, scatta un altro meccanismo nella mente, in questo caso, di chi ha subito una decisione sbagliata: un gol non mi basta più. Tutto questo ti mette in una condizione di grande difficoltà».

Domanda inevitabile: esiste una sudditanza psicologica nei confronti dei grandi club in Champions? «Come nella vita, la sudditanza esiste. Se hai un capoufficio che ti può promuovere oppure no, è evidente che puoi subire questa sudditanza. Tralasciamo sempre che nella nostra vita quotidiana possiamo esser sempre succubi di qualcuno, oppure che dobbiamo scendere a compromessi».

Nel complesso, come ha valutato Cakir?«Poco presente, anche fisicamente: anzi, direi imbarazzante. Avrà fatto venti metri avanti e venti meno indietro dalla linea mediana. In occasione del rigore causato da Koulibaly è a decine di metri. Rakitic vede subito che è calcio di rigore, neppure ti viene il dubbio, per un rigore facilissimo da fischiare. Per fortuna, ha visto quello di Mertens, ma era un altro penalty facilissimo da vedere».

Cesari, lei conosce molto bene Rosetti, presidente della Commissione Arbitri della Uefa. Ha un consiglio dopo performance così negative degli arbitri in Champions? «Diminuire il margine di errore arbitrale è possibile. Bisogna partire dal protocollo Var: è talmente nebuloso che consente ad ognuno di interpretarlo in modo personale. Rosetti è nato col Var, è stato lui a proporlo. Non ha bisogno di consigli un uomo onesto, sincero e profondamente professionale. Gli auguro solo di trovare arbitri migliori di quelli che stiamo vedendo». Marco Giordano (Il Mattino)

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