Gattuso voleva affondare il Barça e ci è andato molto più vicino dell’impietoso 3-1 del Camp Nou.
Gattuso, uscire a testa alta può essere una soddisfazione?
«Non lo è perché a me brucia il modo con cui siamo stati eliminati. Abbiamo pagato per un blackout di mezz’ora, una cosa che non ci possiamo perdonare e che loro non ci hanno perdonato. Ma ho tanto da recriminare. Da quando non finisce qui con la squadra ospite che chiude con un 53 per cento di possesso palla?».
Si poteva fare di più?
«Abbiamo dato continuità alla nostra personalità. In quei primi dieci minuti potevamo fare due gol, mi fa rabbia prendere gol su calcio d’angolo a Barcellona. Voglio giovani forti, ma per diventare importanti, dobbiamo avere una mentalità diversa. Ma in ogni caso, tanto abbiamo fatto in questi sette mesi che sto su questa panchina».
La sensazione è di un risultato troppo severo, non trova?
«Se uno vede i dati, non c’è stata partita. Il doppio delle occasioni loro abbiamo avuto, ma poi c’è altro, c’è la mentalità che non ti fa commettere gli errori che invece abbiamo commesso. Potevamo vincerla questa partita ma alla fine la differenza la fanno i grandi campioni».
Non è stata un Barça travolgente.
«Non stavano bene, 19 giorni senza giocare ha pesato molto nel loro secondo tempo».
La differenza l’hanno fatta le individualità?
«Ma non solo Messi, Pique in difesa non ha sbagliato nulla. Ma ci sta, è normale. Quando guadagni 14-15 milioni i valori ci sono. Ma al di là dei valori, il Barcellona giocava con le riserva? C’erano un campo 700 milioni di calciatori. Oggi alleno il Napoli, alleno giovani che in prospettiva sono forti, dobbiamo crescere e queste partite ti aiutano a crescere. Però, non ci si può addormentare per mezz’ora, questo non possiamo consentircelo. Ma se vieni qua e commettiamo certi errori è inevitabile perdere».
Una mezz’ora da Barcellona.
«Ma nei primi dieci minuti non usciva da metà campo. Per me è più di una buona partita. Il miglior modo per giocare contro il Barcellona è palleggiare in maniera perfetta. Perché loro non sono quelli di sette anni fa. Sono un pizzico deluso perché potevamo fargli del male, potevamo fare qualcosa in più. L’impressione è che gliela abbiamo regalata, con un pizzico di convinzione in più, una maggiore brillantezza mentale non sarebbe finita così».
Una gara condizionata anche dagli errori dell’arbitro?
«Nel primo gol c’è un fallo netto e non so cosa l’arbitro abbia visto, non si può dare quel gol, la spinta è netta. Perdevamo uguale, ma non fischiare quel fallo è assurdo».
Voleva scrivere la storia.
«Ci siamo andati vicino. Ed è un peccato non esserci riusciti».
Si vedrà con De Laurentiis nei prossimi giorni.
«Ho un anno di contratto, voglio proseguire, quello che penso lo dirò a lui. Mi ha data la possibilità di allenare una grande squadra dove sto bene. Poi nel calcio i contratti per me non contano nulla. Io voglio sentirmi a mio agio, voglio svegliarmi la mattina con tranquillità di fare il lavoro con gioia. Non ho la priorità di avere due o tre anni di contratto, per me non contano e l’ho dimostrato. Se sto bene con me stesso… posso andare avanti. Ora c’è grande empatia con De Laurentiis. Sono io il problema… quando parlerò con il presidente gli spiegherò bene».
Cosa lascia questa partita?
«La rivedrò tante volte, la rivedrò per capire quanto siamo stati bravi ma anche per vedere gli errori che ci sono stati nella mentalità».
Pirlo allenatore della Juventus?
«Ora sono caz… suoi. Nel senso che l’allenatore è un mestiere dove non serve aver fatto una certa carriera, si dorme poco… beato lui che inizia dalla Juventus».Fonte: Il Mattino