La grinta, l’abnegazione, il collettivo. Walter Gargano, 36 anni, 235 partite con la maglia del Napoli, faceva parte di quel Napoli che arrivo a un passo piccolo piccolo dai quarti di finale di Champions League. «Quella sconfitta con il Chelsea è uno dei miei incubi calcistici, domani gli azzurri possono riscattare anche quella notte».
Gargano, cosa deve fare il Napoli contro il Barcellona per passare il turno?
«Una partita perfetta e deve soprattutto ripetere sul campo le istruzioni che darà Gattuso. E non solo quelle tecniche. Il mister riesce a trasmettere a ogni calciatore delle grandi emozioni ed è un elemento vitale. E poi, tenendo conto delle difficoltà del post lockdown, anche il gioco del Napoli mi pare piacevole. Certo, mi sembra che ci sia qualche problema in fase di attacco, che non si riesce a fare tanti gol. Ma c’è energia nel Napoli ed è quello che conta per andare avanti in Champions. Anche se l’avversario è il Barcellona».
Il Barcellona è solo Messi?
«Se fosse solo Messi sarebbe semplice: provi a fermarlo e finisce lì. Ma non è così. Io li ho visti giocare in Liga e hanno delle difficoltà. È chiaro che non si trovano bene con il gioco di Setien, magari hanno inciso anche i problemi legati al Covid. È un periodo difficile per tutti, ma per loro sembra un po’ di più. Però, hanno Messi. Un lampo e decide la partita. Negli ultimi 15-20 anni non ha rivali…».
Pensi che sia il più forte di tutti?
«Di quelli della mia generazione non ho dubbi. È il più forte e lo dimostra sempre. Poi c’è Maradona, che in quegli anni faceva cose straordinarie e faceva la differenza proprio come riesce a fare Messi. Ma le epoche sono troppo distanti per fare dei paragoni…».
Domani sera al Camp Nou chi può essere decisivo?
«La squadra. Il livello di esperienza è alto, ci sono giocatori maturi, che hanno nelle gambe tanta esperienza internazionale, campioni che hanno ancora tanto da dare alla squadra. Magari sarà decisivo Koulibaly come allo Juventus Stadium due anni e mezzo fa o il solito Mertens che in notti così riesce sempre a colpire».
Cosa la colpisce del Napoli di Gattuso?
«Per certi versi, forse tanti, mi ricorda il Napoli di Mazzarri: la grinta che trasmette in ogni immagine Gattuso è identico al modo con cui Mazzarri ci caricava nei momenti di difficoltà o quando non riuscivamo a fare quello che lui voleva. Gattuso ha forse un po’ meno di esperienza, ma quello che ha fatto da calciatore riesce a sopperire a ogni cosa. Il suo carattere, la sua determinazione, la sua voglia di vincere contagiano. Si vede in ogni cosa che fa che ha in mano le redini della squadra».
Ripensa qualche volta a quell’ottavo con il Chelsea perso ai supplementari?
«Certo, ma non solo la partita a Londra ma anche quella del San Paolo dove vincemmo 3-1 ma avemmo la possibilità di fare più gol e non lo facemmo. Era un periodo bellissimo dove i tifosi ci trasmettevano una forza incredibile. Il Chelsea poi vinse quell’edizione della Champions e devo dire che avremmo meritato noi di passare il turno contro di loro».
Sarà una partita senza tifosi.
«Brutto giocare a porte chiuse. Poi fare a meno dei tifosi del Napoli è durissima. Danno una forza incredibile anche se sono in trasferta, danno iniezione di voglia unica, impossibile arrendersi sentendo i loro canti».
Che Napoli è?
«Ha carattere, è tenace, quando si mette in testa qualcosa lo fa. Vedo sempre le gare degli azzurri anche qui in Uruguay, seguo la serie A. E con il Barcellona dovrà fare la stessa cosa. Il carattere del mister è noto a tutti, ma si vede anche tanta organizzazione. Se devo dire una cosa, mi piacerebbe vedere di più due giocatori: Lozano e Allan».
Allan non sarà titolare domani col Barcellona.
«Mi spiace, io non rinuncerei a uno come lui tanto in fretta. Crederei ancora nei suoi polmoni, nella sua forza. Mi ricorda tanto me anche fisicamente. Spero che torni presto ai suoi livelli».
Che annata è stata per gli azzurri?
«Vincere la Coppa Italia è stato importante. Vincerlo contro la Juventus come abbiamo fatto anche noi è ancora più bello perché so bene la gioia che dà ai tifosi del Napoli battere la Juventus. Ho visto i festeggiamenti e chi vive di calcio non può che essere contento per quelle immagini di felicità».
Ha parlato spesso dei tifosi napoletani. Cosa le è rimasto della sua avventura qui?
«Per me è un orgoglio aver rappresentato la bandiera del Napoli, mi fermavano e mi dicevano che non mangiavano per andare a vedere le nostre partite. Ed è una cosa che ha un peso enorme. Chi sta per così tanto tempo non si può non innamorare di quella città, un altro posto simile non c’è al mondo. Lì sono diventato uomo, sono nati due dei miei tre figli, ho lasciato amici unici e portato con me tanti ricordi».
E adesso al Penarol?
«È la squadra per cui tifavo da bambino. Il destino mi ha aiutato tanto nel corso della mia carriera perché non ho mai rimediato a brutti infortuni. Ora sto pagando il prezzo di quella fortuna (è fermo da novembre per la rottura del crociato, ndr). Ma ora tornerò e non vedo l’ora di giocare». Pino Taormina (Il Mattino)