Cds – “SARRI TREMA”. Sette giorni all’alba, rischia la panchina

Sette giorni all’alba. Domani la Juve affronterà la Roma allo Stadium, in panchina ci sarà Giovanni Martusciello, la testa è però già proiettata da qualche giorno alla sfida con il Lione, in programma venerdì prossimo allo Stadium. La classica partita da dentro o fuori: in Champions, per la Juve. Ma anche nella Juve, per quel che riguarda Maurizio Sarri. Perché lo scudetto è sì un punto a favore del Comandante, però non può di certo bastare. E se è vero quanto dichiarato a più riprese da Fabio Paratici, cioè che non è una partita a determinare valutazioni sul lavoro di quattordici mesi, è altrettanto vero che in questo caso il giudizio finale è sospeso proprio in attesa dell’esame europeo.

LA SITUAZIONE. Lo scudetto rappresenta il minimo sindacale, il gioco latita, di musi lunghi (pure illustri) ce ne sono in abbondanza, nel complesso i numeri che hanno portato al titolo non sono di certo da Juve. Al netto di tutto questo, in un contesto storico senza precedenti, servirà in ogni qualcosa di clamoroso per fare in modo che la società bianconera possa decidere di cambiare l’allenatore. Ma quel qualcosa di clamoroso ha dei connotati che non sono più impronosticabili come poteva essere un mese fa, un’eventuale eliminazione con il Lione sarebbe proprio il fattore in grado di far saltare la panchina di Sarri. Che predica calma e serenità, parla di progetto triennale e gonfia il petto ripensando a quanto ottenuto fin qui. Ma che calmo e sereno non sembra, alla fine è arrivato pure lui sul carro di chi si lamenta del calendario, pur avendo lo scudetto in tasca e mettendo le mani avanti in ottica Champions.
 
FORZATURE. «Avevamo nove infortunati e venivamo da un campionato vinto 68 ore prima. Però siamo gli unici in Europa che hanno fatto cinque partite in 12 giorni, la Lega ci ha creato grossi problemi. Così rischiamo di lasciare energie e qualche giocatore sul campo, potevano allungarci questo ciclo di un paio di giorni anche se così avremo un po’ di riposo in più prima del Lione. Vediamo come stiamo e se è il caso di schierare l’Under 23 con la Roma o se basterà far riposare qualcuno», questo il bilancio di Sarri al termine della partita di Cagliari. Che poi possa scendere davvero in campo l’Under 23 contro la Roma sembra una forzatura, anzi tra i ragazzi più giovani ci si aspettava di trovare forse più spazio a Cagliari ipotizzando una prova generale di Champions con la Roma. Non sarà così, la Juve è stanca, nelle gambe e nella testa. Per fortuna anche la Roma non ha altro da chiedere al campionato se non programmare la sfida europea col Siviglia e quindi Sarri potrà varare una squadra sperimentale, occasionale. Che possa permettere di far riposare chi ne ha bisogno, ma anche di far giocare chi ne ha necessità, primo Gonzalo Higuain.

SETTE GIORNI. Confusione, tensione, stanchezza. C’è un po’ di tutto in questo momento, anche perché la volata lunga verso il Lione ha sì recato in dote il nono scudetto di fila, ma pure una serie di risultati preoccupanti: a luglio sono appena 11 su 24 i punti conquistati, in sole due occasioni la Juve ha ottenuto la vittoria con due gol di scarto (quel che servirà in Champions), da un blackout all’altro i bianconeri hanno perso giocatori e sicurezze. Così quando mancano sette giorni all’alba, tutti sanno che questa volta una partita può determinare il futuro di tanti, soprattutto di Sarri. Quella col Lione non è solo una partita da vincere per andare avanti in Champions, quella col Lione è una partita da vincere per non tornare indietro di un anno intero. Nicola Balice (CdS)

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