ADEGUARSI AL PAESE
E’ stata individuata un’esigenza principale: ridurre la frequenza dei tamponi. Ad oggi, infatti, il gruppo-squadra continua ad essere sottoposto ai test ogni 4 giorni. E, da questo punto di vista, il sistema ha dimostrato di poter reggere. Sono state registrate solo due positività, che, peraltro, nei controlli successivi si sono rivelate “false”. E’ arrivato il momento, però, di adeguarsi alla realtà del Paese, che ha preso ormai una certa direzione.
«Bisogna essere realisti – ha insistito Gravina -. Abbiamo applicato il protocollo in una situazione di emergenza per un brevissimo periodo di tempo, ma immaginare di continuare ad applicarlo fino alla fine della prossima stagione sportiva, con tamponi ogni 4 giorni, è impossibile. Sarebbe una violenza fisica verso i giocatori. Bisogna trovare delle altre soluzioni».
Peraltro, c’è anche un discorso di costi significativi da sostenere, che solo i club di serie A e di serie B sono stati in grado di prendersene carico. E’ stato impossibile, invece, per i Dilettanti, che, infatti, non hanno potuto riprendere l’attività. Ebbene, se quel protocollo rimanesse in vigore, quel calcio, oltre a quello dei settori giovanili, non potrebbe ricominciare nemmeno nella prossima stagione. Una delle idee sarebbe quella di aumentare gli intervalli tra un esame e l’altro, ricorrendo invece ai test sierologici, arrivando ad un sistema di controllo meno impattante. Fonte: CdS