Parola di bomber – Giordano lo incorona: “Lode a te Ciro, sei già leggenda”

“Il giocatore italiano più forte con cui ho giocato è stato Bruno Giordano” disse Diego Maradona. L’ex grande bomber del Napoli di Diego, parla ai microfoni del CdS.

Bruno Giordano cosa pensa dei record di Immobile? «Che dobbiamo aggiornarli di volta in volta. Quando Ciro si scatena, la Lazio diventa difficile da battere. Bisogna fargli i complimenti, lo diciamo da quattro o cinque anni. E’ merito suo e la squadra lo aiuta, quando si mette la maglia si trasforma, lo vedi libero di testa nel giocare. Gli riesce tutto, anche il gol su pallonetto a Verona. E poi è un grandissimo rigorista, quasi infallibile dagli undici metri».

Si può dire che abbia segnato un gol alla Giordano? «Ce ne sono già stati altri di spettacolari, a volte diventa una logica o un tiro quasi scontato, perché se tiri forte o se la stoppi e la porti avanti magari non segni. E’ sintomo che stai mentalmente bene, altrimenti non ci provi. Rientra nel discorso di avere la testa libera».

Il paragone con Giordano, per certi gol di classe, può reggere? «Paragoni è inutile farli, Ciro è un grande campione di questa epoca, ma il calcio è cambiato come regole e modo di giocare. Ai miei tempi, se ci penso, non c’era un secondo di recupero, ora ci sono anche 10-12 minuti di recupero, il Var è diventato fondamentale. E’ un altro modo di concepire il calcio, vale per tutti, non solo per Immobile. Oggi faccio fatica a vedere entrate toste e dure sugli attaccanti, erano all’ordine del giorno. Ciro è un grande campione, lo sarebbe stato anche se avesse giocato venti o trent’anni fa, magari segnando qualche gol in meno, perché si sarebbe trovato davanti gente come Vierchowod, Gentile o Bruscolotti».

Si aspettava un rendimento così elevato? «No, anche se l’ho difeso quando è arrivato. Ciro è un giocatore importante, è andato oltre, neanche lui se lo aspettava, ci ha sorpreso, veniva da due stagioni così e così. Si è rivelato una macchina da gol. Si è saputo reinventare e si è creato una carriera. Dei gol di Immobile parleranno anche tra trent’anni».

E’ entrato nella storia della Lazio. «Ha anche la possibilità, continuando così, di raggiungere Piola. Credo che Signori sia vicino. Appartiene alla storia di una società gloriosa, quando sei tra i primi quattro o cinque significa che hai fatto grandi cose. Ha già lasciato un segno. I tifosi cantavano “lode a te Bruno Giordano”. Ecco ora possiamo dire “lode a te, Ciro Immobile”. Solo questo si può dire».

Quali sono le doti principali di Ciro? «Sa dettare il passaggio. Dietro ha un centrocampista straordinario come Luis Alberto, che sa come mettergli il pallone appena si muove. Ciro sa aprirsi e puntare la porta in diagonale, così crea maggior disturbo ai difensori, non sanno più se affrontarlo o andare sul giocatore che porta palla. Ricordate il suo movimento per il gol segnato al Cagliari. E poi mi piace la freddezza, sbaglia poco. Se gli capitano cinque occasioni, fa due o tre gol».

Come si diventa spietati dal dischetto? «Ciro va molto deciso su un angolo, cambia difficilmente, è bravo. I portieri, attraverso i video, oggi possono studiare meglio. E’ un altro suo merito, non è facile, segna anche rigori pesantissimi».

Perché con l’Italia non ha ancora pienamente sfondato? «Dipende dal modo di giocare, in nazionale hanno più palleggio, ci sono meno possibilità di giocare sulla profondità e Immobile può pagare. La Lazio sviluppa le sue azioni a grande velocità e in verticale. Poi incide il livello dei difensori, più alto in campo internazionale».

Vincerà la Scarpa d’Oro? «Ci sta, a Verona ha preso un grande slancio e ora c’è il Brescia. Se è quello visto nell’ultima partita, può battere tutti i record, diventare una leggenda e tra trent’anni lo racconterà».

Lo scudetto è un rimpianto? «Il rimpianto è che si sia fermato il campionato, come rosa la Juve si fa preferire, lo sapevamo, con tre partite a settimana avrebbe avuto più possibilità. La Lazio aveva rinunciato all’Europa, lo stop ci ha danneggiato tanto, ma l’obiettivo Champions è stato raggiunto. Ora servirà un mercato intelligente, come la società ha dimostrato di saper fare, sapendo che bisogna spendere di più perché i grandi giocatori costano di più».

Fonte: CdS

 

 

 

 

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