Spadafora: «Stadi aperti a settembre. Se la curva epidemiologica lo consentirà si potrà tornare a vedere la partite. Ovviamente non riempiendoli come prima…».
Si apre uno spiraglio, anzi la porta a dirla tutta. Finalmente viene da pensare, perché restituire lo spettacolo calcio al suo pubblico, sarebbe un giusto passo avanti verso la normalità. Normalità che – ovviamente – non potrà mai essere quella di una volta. Per intenderci gli stadi pieni con cinquantamila o sessantamila spettatori e i record di incasso, quelli non li avremo di certo. Non noi in Italia, ma anche nel resto d’Europa la tendenza è la stessa. Perché il virus continua a circolare e, benché lo faccia in modo più basso o leggero a seconda delle correnti di pensiero scientifiche, c’è: basta leggere i bollettini e registrare ogni giorno piccoli focolai che non preoccupano e che facilmente vengono circoscritti.
Ad aprire la porta di venerdì mattina ci ha pensato il ministro Vincenzo Spadafora che tra riforma dello Sport e degli statuti e le norme rigide dei protocolli, ha a cuore il pallone e il suo futuro. Vanno lette e considerate così le sue parole a pochissime boe dalla fine di un campionato interrotto e poi ripreso come gran parte delle vicende della vita dopo la pandemia Covid. Diciamolo: non c’è ancora una decisione presa in tal senso e non riguarderà, salvo clamorosi colpi di scena.
Per esempio l’ultima di campionato per fare un regalo ai tifosi. Veniamo allo spiraglio, parole del ministro: «Se la curva epidemiologica ce lo consentirà, a settembre si potrà tornare a vedere il pubblico negli stadi – ha detto al Gr1 – Ovviamente non riempiendo lo stadio come si faceva prima, ma anche rispettando tutta una serie di misure che sono allo studio in queste ore», ha spiegato.
E sul tavolo del Comitato tecnico-scientifico c’è da tempo la possibilità della riapertura degli stadi e non solo (in ballo ci sono anche le scuole per dire). Comunque riapertura contingentata attraverso filtri e capienza ridotta degli impianti, con una vera e propria operazione di tracciamento molto simile a quello che già avviene ora ai Trecento (complessivi) che possono accedere negli stadi durante una partita, numeri precisi tra squadra di casa e ospite, tra tecnici e maestranze. Tutto schedato e tutto differenziato.
Prima entra uno, poi l’altro e da punti diversi. Stesso discorso per gli spettatori. Ed è questo il nodo più grande della riapertura al pubblico. Al di là del numero dei tifosi che dovrà diminuire perché dovranno essere distanziati e dovranno per esempio anche esultare in modo moderato, senza alzarsi o formare mini assembramenti.
Oltre questo è la movimentazione da stadio che preoccupa. In pratica come si muovono le persone per recarsi allo stadio: con la metropolitana o gli autobus il rischio di formare gruppi medio-grandi è abbastanza realistico e di fatto viene ritenuto una criticità. Anche questa allo studio e di non facile soluzione, motivo per cui hanno rinviato per esempio al prossimo anno tutti i concerti che hanno come problema la massa di persone che arrivano, entrano e poi devono defluire tutte insieme. E non si può.
«A settembre tifosi di nuovo allo stadio», ha detto il ministro, senza mancare di sottolineare, naturalmente che ciò dovrà avvenire «nel rispetto delle necessarie precauzioni». Da tempo Spadafora è al lavoro con la Federazione e la Lega per ridare anche solo parzialmente ai tifosi la possibilità di seguire le proprie squadre in presenza. I presidenti dei club, soprattutto quelli di Serie A, da mesi premono. Non a caso al termine dell’ultima assemblea, la Lega aveva ribadito «la necessità di favorire al più presto, nel pieno rispetto delle condizioni di sicurezza, la riapertura parziale degli stadi al pubblico».
Immaginiamo quindi spettatori bonificati, controllati all’ingresso e distanziati, ma il calcio non vive di sole tribune, ci sono momenti difficili da codificare. Per fare un paragone – nonostante i tanti moniti al rispetto delle regole (mascherine) e del distanziamento. Le scene di movida che popolano i nostri centri storici e tutti i santi weekend, danno una fotografia chiara di come gestire certe situazioni possa diventare complicato. Ma l’importante è riaprire la porta e Spadafora lo sa. Fonte: CdS