Luigi De Laurentiis: “Tra Bari e Napoli ci sono sinergie di sistema. Abbiamo ricostruito dalle ceneri due società fallite”

Marco Evangelisti (CdS) intervista Luigi De Laurentiis

 Domani l’aspetta quasi una lieta riunione di famiglia. Lei a Reggio Emilia a giocarsi la B da presidente del Bari, suo padre con il Napoli a Parma. Trenta chilometri di distanza «Eh, già. Ci spostiamo insieme. Ma non mi aspetto d’incontrare mio padre alla finale dei play-off. Se ne starà appiccicato al Napoli, che l’assorbe totalmente. Sono contento però del contatto che abbiamo avuto venerdì quando la mia squadra ha battuto la Carrarese. Tutta la mia famiglia si è congratulata». 

Al di là del rapporto personale, c’è qualche sinergia tra le vostre società?
«Direi sinergie di sistema. Il Napoli ha accumulato parecchia esperienza, in quindici anni. Tutti i consigli ricevuti da persone che hanno già attraversato certi passaggi sono benvenuti. Organizzazione del lavoro, logistica, aspetti di questo tipo. Nasciamo in maniera simile: all’improvviso decidiamo di investire in una città. Abbiamo ricostruito dalle ceneri due società fallite. A Napoli non c’erano più nemmeno gli uffici, a Bari le scrivanie o gli asciugamani negli spogliatoi. Nel 2018 abbiamo rimediato le maglie all’ultimo momento, abbiamo dovuto allenarci a Roma. Ripartire è stata una rincorsa». 

Il Napoli aveva la forza del nome. Ma anche il Bari. 
«Infatti il cammino dev’essere lo stesso: ascesa verso campionati più importanti. Ora ci alleniamo nell’antistadio, praticamente esposti ai tifosi, anche se siamo riusciti a mettere qualche schermo. Stiamo lavorando per spostarci in un’altra sede. Il sostegno fa piacere, però la privacy è indispensabile per preparare la squadra».

Dalla D alla C al primo anno, ora la finale per la B. E la città sembra rispondere.
«Abbiamo avuto una media di 12.800 spettatori, in linea con le piccole squadre di A. Gli sponsor importanti non sono mancati. Il Bari secondo una ricerca di un anno fa ha 1.100.000 tifosi. La città è la nona d’Italia per popolazione, la squadra conta 30 stagioni nella massima serie. E, come a Napoli, c’è un solo club di vertice. Dal punto di vista calcistico, meritiamo un posto nella top ten italiana».

Come ci si arriva? 
«La C è difficilissima dal punto di vista economico. Praticamente insostenibile. Non parliamo della questione televisiva. Per fortuna RaiSport ha seguito la semifinale e seguirà anche la finale. Eppure la C rappresenta la profondità del Paese. Occorre una riforma profonda che diminuisca il numero delle squadre, dia spazio solo a quelle che presentano garanzie solide e renda la categoria un serbatoio di giovani per le serie superiori. Passare in B aiuterebbe noi del Bari a migliorare i bilanci, grazie al maggiore richiamo per tifosi e partner. Io credo che dal punto di vista tecnico abbiamo già un’ottima squadra anche per la B. Allenatore compreso. Naturalmente per studiare gli interventi indispensabili aspettiamo la finale. Oggi siamo focalizzati su quella. Abbiamo passato settimane a organizzare la strategia post-Covid, ad analizzare le avversarie, a preparare i play-off». 

Il progetto comunque prevede un ritorno il più rapido possibile in A.
«Il sindaco Antonio Decaro è sempre vicino al Bari. Il suo impegno ci ha già permesso di sostituire tutti i seggiolini delle due tribune del San Nicola. E’ previsto un ulteriore intervento sulle curve. L’abbellimento dello stadio è già iniziato e anche qui seguiamo il modello del Napoli con il San Paolo. Dopo un anno di lavoro siamo arrivati alla convenzione con il Comune. Vedremo in seguito se il San Nicola potrà essere la nostra casa a lungo o se sarà il caso di puntare su altro. Uffici, saloni e servizi ora sono degni di una squadra importante. Abbiamo creato uno store all’interno dell’impianto. Avremmo dovuto lanciare il museo, ma è arrivata l’epidemia. Riprenderemo presto e oltre a una vasta esposizione tradizionale sfrutteremo tecnologie 5G, realtà aumentate e multimedialità per far vivere alle nuove generazioni l’esperienza storica di un club la cui nascita risale al 1908». 

Intanto c’è questa finale, contro una Reggiana che è un’altra bella squadra. 
«Venerdì ho provato un’emozione animalesca. Pari a quella della semifinale mondiale del 2006 tra Italia e Germania. Quando Simeri ha segnato al 118’ sono caduto su mia moglie Brooke e ho abbracciato il mio avvocato. Un anno di calcio, di lavoro e onestà, l’attesa angosciosa durante il lockdown, tutto si riversava in quell’istante. Adesso mi aspetto uno scontro all’ultimo sangue, se mi si passa l’espressione, con una Reggio Audace che sta seguendo un percorso analogo al nostro. E’ proprio come un Mondiale, si sale sulla stessa barca e si dà tutto per non cadere fuori».

Il vostro ds, Matteo Scala, si lamentava del fatto che si giochi sul campo dell’avversaria. 
«E vabbè, hanno voluto creare quest’algoritmo che ha dato qualche centesimo di punto di differenza tra noi e loro. Certo, un campo neutro sarebbe stato più giusto. Ma dipende tutto dai giocatori, soprattutto in assenza del pubblico. Io spero che la gente torni presto a potersi riunire dovunque, non solo negli stadi. Abbiamo tutti una gran voglia di normalità». 

Una promozione, quasi due, in due stagioni con due allenatori diversi. Sembra quasi che la proprietà sia più importante del settore tecnico. 
«Servono entrambi. Noi costruiamo il gruppo e lo gestiamo nella maniera migliore, lo staff fa il suo lavoro. L’importante è che la società prenda le decisioni al momento giusto. Abbiamo cambiato passo quando ha preso la panchina Vincenzo Vivarini. Che ha trovato la chiave: neppure una sconfitta, magari troppi pareggi, forse un calcio eccessivamente elegante per la C, dove si gioca alla bastarda».

Anche l’arrivo di Antenucci non ha guastato. 
«C’è stata l’occasione, lui ha deciso di rimettersi alla prova in una grande città che dà grandi emozioni. Penso che il programma d’investimento e la serietà della nostra famiglia abbiano stuzzicato la sua voglia di scommettere su sé stesso a costo di doversi riconquistare la A negli ultimi anni di carriera. Una bella storia, che mi ha dimostrato come il calcio sia affascinante anche in queste categorie».

Fonte e foto: CdS

 

 

 

 

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