Ambrosini ai microfoni de “Il Mattino”
Massimo Ambrosini ha giocato e ha vinto con Zlatan Ibrahimovic e Gennaro Gattuso. In particolare lo scudetto del 2011, condividendo due anni nel Milan con lo svedese tra il 2010 ed il 2012, mentre una vita con Gattuso, con un’amicizia che va ben oltre il campo, dai tempi delle nazionali giovanili (hanno fatto parte dello stesso ciclo tra Under 18 ed Under 21), per poi trascorrere una vita sportiva e non solo tante volte in camera assieme: nelle 12 stagioni al Milan assieme, hanno vinto tutto: n mondiale per club, due supercoppe europee, soprattutto due Champions oltre ad due scudetti, una Coppa Italia e due supercoppe.
Ambiziosi e vincenti: c’è dell’altro che accomuna i due volti più attesi del match di stasera tra Napoli e Milan?
«Sono stati due atleti straordinari. Ibra, però, è più provocatore, mentre Rino è più concreto. Ora, Rino è anche più razionale rispetto a prima. Diciamo che sono tendenzialmente due istintivi, ma Gattuso da quando fa l’allenatore è stato costretto a perdere il puro istinto. Ma, ripeto, il club che li tessera, deve esser consapevole di avere gente che ha in testa solo la vittoria».
Il Napoli con Gattuso sta diventando ambizioso e vincente: proverà ad esserlo questa sera con il Milan. Ma, potrà esserlo anche con il Barcellona?
«Anche nella gara con il Milan le incognite ci sono: diventano enormi per il match con il Barcellona. Si può immaginare un Napoli che contro il Milan cerchi di guidare il gioco, con Ibra dall’altro lato pronto a colpire. Credo che in Champions il Napoli abbia un’opportunità: affronterà una squadra che mi sembra in difficoltà, ha diversi problemi, ma con il vantaggio del risultato dell’andata. Il Napoli dovrà fare un certo tipo di partita al Camp Nou, ma Gattuso ha trovato le giuste quadrature per poter affrontare la partita».
Saliamo sulla giostra del tempo, partiamo dal futuro: quello di Ibra al Milan, ad esempio.
«Ho letto le sue recenti dichiarazioni, si diverte a provocare, lo ha sempre fatto. Anche lui, però, è consapevole che la squadra non era attrezzata per vincere, ma Zlatan l’ha cambiata. È stato preso per questo motivo qui».
E allora oscilliamo verso il passato: il suo ricordo più bello con Gattuso e quello con Ibrahimovic.
«Rino era in stanza con me nel suo primo giorno di ritiro con le nazionali giovanili. Parlavamo tanto, eravamo a Roma, al centro sportivo della Borghesiana. Si sapeva che sarebbe venuto al Milan e da lì nacque un rapporto del quale potrei mettere assieme migliaia di ricordi condivisi. Il ricordo più bello che ho di Ibra è, anche in questo caso, legato ad un primo approccio. La primissima partitella che facemmo in allenamento quando arrivò al Milan: perse e si incavolò tantissimo. Capimmo subito con chi avremmo avuto a che fare e quello che avrebbe potuto darci».
Ultimi giro di giostra: quello che guarda al futuro di Gattuso da allenatore del Napoli, anche perché un futuro di Ibra in azzurro, dopo decine di accostamenti, non ci sarà mai.
«Sarebbe stato bello vedere Zlatan giocare in azzurro. Avrebbe esaltato il San Paolo, anche in quest’ultima parte di carriera. Rino, invece, sta disegnando il suo futuro anche con la scelta di Mertens. Il belga gli consente di fare un certo tipo di gioco con i risultati che si stanno vedendo. Anche se da allenatore, Ibra lo prendo sempre e comunque. Ma, il Gattuso allenatore sta mettendo dentro sempre più conoscenze, una serenità diversa che gli deriva da tutte le sue esperienze». Fonte: Il Mattino