La rabbia del Lecce dopo gli episodi arbitrali: “Lecce e VAR, mai amore”

La rabbia del presidente dopo l’episodio sfuggito nel VOR a Pasqua: non è la prima volta che subisce un’ingiustizia l’intervista «Lecce e VAR, mai amore così è un fallimento».

Sticchi Damiani: «Neanche la prova tv, meno male non hanno squalificato Donati per una testata ai tacchetti di Bonazzoli». 

Questione di coerenza. Che nasconde un’ingiustizia. I centimetri punirono il Lecce, lo scorso anno, a Roma (contro la Lazio, rigore di Babacar parato da Strakosha e ribadito a rete da Lapadula, entrato prima in area ma dopo, ad esempio, Lazzari) e a Lecce (contro il Napoli, con Gabriel che para il tiro dal dischetto di Insigne ma stacca il piede dalla linea di pochissimo). L’evidenza l’ha punito anche mercoledì sera, il calcio di Bonazzoli a Donati (volontario e pericoloso) ha lasciato indifferente Rocchi e Pasqua (al VAR, qui siamo messi malissimo). Coerenza, allora. Perché lo scorso anno, il presidente Saverio Sticchi Damiani, senza urlare ma giocando sulla base delle regole, sollevò la questione davanti ai suoi colleghi di serie A e al designatore Rizzoli. Adesso, in un momento particolare, nel quale nessuno molla, sottolineare «l’ingiustizia» è d’obbligo.

Il Lecce e il VAR, storia di un amore mai nato.

«Non mi piace fare la vittima, parliamo di regole: nessuno si deve offendere. Arrivavamo dalla B, dove il VAR non c’era, ci hanno abituato che contavano anche i millimetri ed dovevamo accettare le decisioni, spiegarle non solo alla squadra, ma anche ai tifosi. E così, per un ciuffo di capelli di Lapadula ci hanno annullato il gol contro la Lazio, unica applicazione rigorosa della regola. Così come il rigore parato da Gabriel, si spostò di un millimetro dalla linea di porta contro il Napoli. Un VAR attentissimo. E anche all’andata, Samp-Lecce, l’arbitro assegnò al Lecce un rigore con espulsione e poi il VAR, dopo 10 minuti, stabilì che il pallone toccato il fianco del giocatore, non aveva sbattuto sul braccio: da un possibile 2-0 all’1-1 come finì poi il match. Insomma, ci ha detto sempre male».

Mercoledì sera è andata peggio.

«Ed è quello che fa cadere tutto e che dimostra il fallimento del VAR, non inteso come tecnologia. Un episodio clamoroso, eravamo al 15’, ad inizio gara, il colpo di Bonazzoli è stato volontario, violento ed è andato a buon fine. Ci può stare che Rocchi non abbia visto, è legittimo, è un arbitro di valore assoluto. Non capisco perché il VAR Pasqua non sia intervenuto per fare giustizia. Magari quell’episodio avrebbe determinato un risultato diverso».

Poteva cambiare la storia della partita e magari del vostro campionato.

«E’ un episodio cruciale nella lotta per non retrocedere, francamente è difficile da spiegare ai nostri tifosi in prima battuta e anche alla società. Perché fra i nostri cinque soci, uno è mezzo italiano e mezzo svizzero, ha investimenti negli Stati Uniti, è abituato a regole certe. Faccio fatica a spiegargli queste dinamiche. Anche Commisso fa fatica ad accettarle. Così, mettiamo in crisi tutto il nostro calcio, chi vuole investire in Italia? I tifosi sono mortificati: sono già lontani dalla loro squadra, abbiamo stadi vuoi, peggio di così»

Poteva pensarci la Procura federale…

«E invece neanche la prova tv, perché il VAR ha connotato come “fortuito” questo intervento. Allora dico: meno male che non ci hanno squalificato Donati per aver tirato una testata sui tacchetti di Bonazzoli».

Lecce in un momento delicato, solo colpa degli arbitri?

«Voglio essere oggettivo e onesto. Non siamo messi bene, ora è un Lecce meno competitivo rispetto a prima dello stop. Però quell’episodio ci poteva dare un risultato di prestigio, avremmo messo dietro quattro squadre e magari ci avrebbe dato entusiasmo. Abbiamo problemi e difficoltà, sono stati fatti anche degli errori che ci possono stare, la serie A è difficile, ma voglio ricordare che abbiamo dietro i dominatori della B dello scorso anno (Brescia) e chi è in A da tempo. E voglio fare i complimenti al Verona, gran bella eccezione».

Conoscendola, non è finita….

«Ce la giocheremo fino all’ultimo: la A è un patrimonio importante, ne ha bisogno la gente, il tessuto sociale, la città di Lecce, il territorio, dà possibilità di sviluppo immediato e a lungo termine. Prima di alzare bandiera bianca, faremo la guerra (sportiva) a tutti. Nessuno molla e nessuno mollerà, fa parte del nostro Dna».

Volete riportare i tifosi allo stadio

«Lo avevamo in testa, noi e il Bari, abbiamo coinvolto il Governatore Emiliano. Abbiamo investito in un nuovo protocollo, approvato da tre scienziati dunque con valore scientifico. La situazione contagi in Puglia è prossima allo zero, dobbiamo riportare la gente allo stadio. Se non lo facciamo adesso questo passo, temo che in autunno le cose non andranno così. Riusciremo a portare allo stadio 10mila tifosi, un terzo della capienza del via del Mare, la metà nei nostri abbonati».

Potrebbe essere quell’episodio che crea la scintilla. E stavolta non c’è il VAR…. Fonte: CdS

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