No, neanche ieri l’ha smaltita. La serataccia con l’Atalanta ha lasciato segni sull’umore di Gattuso. Legittimamente: e non è che il problema più grande sia stato la sconfitta, anche se ovviamente ha sbriciolato le ultime micro speranze di agganciare il quarto posto che vale la Champions, ora a -15 punti, bensì è stato l’atteggiamento del Napoli ad aver infastidito Rino: tant’è che ha strigliato a dovere i suoi sia a Bergamo negli spogliatoi dopo la partita, a caldo, sia ieri. Non gli è passata subito, e non potrebbe essere altrimenti, e tra l’altro questo sembra l’unico modo per forgiare carattere e anima: che devono essere quelli di una squadra vincente e dunque affamata. Sempre.
«Non ammetto cali di tensione», il concetto espresso pubblicamente e poi in privato. Magari con parole più incisive, sì, ma poco cambia: l’input è quello. E dovrà essere recepito al volo, già domani con la Roma. Servono risposte immediate che facciano bene alla dignità e alla personalità, e soprattutto alla crescita: e non è mica un capriccio, macché, è proprio l’unica chiave utile ad aprire le porte del futuro. E ad affrontare nella maniera giusta la partita in Champions con il Barça. Alla Gattuso.
Fabio Mandarini (CdS)