La «Dea» s’accontenta d’essere fascinosa solo per un po’, quel quarto d’ora iniziale sufficiente a scioccare il Napoli; mentre Gattuso s’intrufola nel futuro: la Champions, che già era distante anni luce, non si scorge più ed allora largo a Lozano, lui sì che si nota e concede risposte incoraggianti, mettendo ansia addosso a Gollini ed alla linea dei tre angeli dalla faccia sporca, che devono industriarsi. Ma sono indicazioni che ondeggiano tra distrazioni, peraltro comprensibili, di una squadra che ha intuito di dover pensare ormai ad altro. Il cervello che il Napoli ha mandato in mezzo al campo per custodire la partita e congelarla stavolta serve all’Atalanta, che lo usa eccome, palleggia, un pochino soffre (incertezza di Gollini su tiro di Mario Rui, tap in vincente di Milik ma in fuorigioco) e comunque non si scompone: gioca diversamente, mentre il Napoli ha smesso, nonostante abbia ribaltato il possesso palla (53,2%). Perché ha già capito che adesso ci sarà da proiettarsi sul Camp Nou: il suo futuro è là. E l’Atalanta l’aspetterà dal suo quarto di finale già conquistato, come una Dea. Fonte: CdS