Zapata è un tormento, una “ferita” che il Napoli ha tentato di ricucire un anno fa, quando ci ha pensato, eccome: l’avevano dimenticato, un pomeriggio, in camera e s’accorsero che il colombiano era rimasto in albergo a riposare soltanto quando arrivarono al campo. Lo riscoprirono un paio di campionati dopo, per la precisione nel 2019 su espressa richiesta di Ancelotti, lasciando che Giuntoli – innanzitutto – s’interrogasse sulle imprevedibili variabili del calcio, un mistero senza fine ancor tutto da decifrare. Duvan Zapata è il “nemico carissimo” che impietosamente, nelle ultime due sfide, ci ha messo del suo, entrambe le volte con un tap-in di destro. Lo ha fatto anche al San Paolo, nel campionato scorso, dove riuscì a non esultare. «Perché quella città per me è speciale». E fa niente se il calcio a volte non ha pazienza. C’è un vissuto che resta.
Fonte: CdS